Sei in: Articoli: ARTICOLI PUBBLICATI:

BANCHE E IMPRESE: SI CAMBIA (05/04/2004)

Nello scadenzario della prossima estate le nostre imprese devono aggiungere il termine, previsto per giugno, delle trattative sull’ Accordo di Basilea 2 . Dell’argomento se ne parla ancora poco ma ci abitueremo a familiarizzare nei prossimi mesi quando le nuove regole inizieranno a produrre le prime e significative conseguenze. Vediamo, in sintesi, storia, contenuto ed effetti dell’importante novità. L’accordo, che prende il nome della placida cittadina svizzera dove ha sede la Banca dei regolamenti internazionali (Bri), nasce in seno ad un Comitato, costituto a metà anni ’70 su iniziativa dei Governatori delle Banche Centrali dei Paesi del G10 e composto da: Belgio, Canada, Francia, Germania, Italia, Giappone, Lussemburgo, Paesi Bassi, Spagna, Svezia, Svizzera, Regno Unito e Usa. Gli Accordi del Comitato non hanno valore vincolante nei confronti dei Paesi aderenti, salvo loro recepimento. La finalità principale del Comitato è armonizzare le regole ed i comportamenti dei differenti sistemi creditizi nazionali. L’Accordo, che è in fase di discussione e che sarà effettivo alla fine del 2006, è denominato Basilea 2 poiché è il successivo a quello sottoscritto nel 1988 il quale prevedeva l’obbligo per le banche di accantonare, a garanzia, l’8% del capitale erogato. I correttivi e le analisi fatte nel corso degli anni hanno portato, nel gennaio del 2001, a rivedere il contenuto dell’Accordo da cui è scaturito un documento – The New Basel Capital Accord – che ha dato inizio ad una trattativa sul nuovo Accordo definito, appunto, Basilea 2 . Tale Accordo intende introdurre delle novità che sono di forte impatto sul sistema bancario italiano e si basa su tre pilastri: 1) requisiti patrimoniali minimi; 2) controllo prudenziale dell’adeguatezza patrimoniale; 3) requisiti di trasparenza delle informazioni. Tralasciando i tecnicismi previsti, la novità assoluta e di forte impatto sulle imprese è il sistema di rating in base al quale la capacità d’accesso al mercato del credito delle imprese dipende dal proprio livello di rischio ( rating ). Ciò significa che ogni banca si sta adoperando a riconvertire i vecchi e poco efficienti criteri di valutazione, fondati sulle informazioni quantitative, in modelli efficienti che tengano conto anche di importanti informazioni qualitative dell’impresa e dai quali viene fuori un dato inequivocabile: appunto, il rating. In sostanza, si adotta il genere di modelli utilizzati dalle più importanti agenzie internazionali di rating quali Moody’s, Fitch e Standard and Poor’s.

Le trattative in corso sono intense e tese non tanto per l’evoluzione delle logiche del sistema creditizio quanto per le conseguenze che si riverberano sul sistema imprenditoriale. In sostanza, Basilea 2 , suffragata dagli scandalosi crack di Parmalat, Cirio, Giacomelli, Enron e molti altri ancora, si basa sulla logica del credito di qualità che ha come ingredienti non solo gli indicatori di redditività dell’impresa e di solidità del patrimonio aziendale, ma anche gli indicatori di solvibilità in termini di capacità di generare cassa oltre a quelli di qualità del business e del management. E’ indubbio, dunque, che l’obiettivo del credito di qualità possa essere centrato solo a patto che le logiche che governano l’impresa rispettino i principi di sana gestione.


Un’altra conseguenza da non trascurare è la prociclicità delle misure previste nell’Accordo. Ciò significa che in periodi economici difficili, come quello che stiamo vivendo, il sistema bancario si copre dai rischi riducendo le esposizioni nei confronti delle imprese. Ed è soprattutto in queste fasi che prevale la gestione aziendale di qualità .

Da una recente simulazione, svolta dall’Unioncamere, inoltre, su un campione di 7.860 società italiane appartenenti ai 15 principali settori produttivi, viene fuori che il 65% di loro si colloca sulle classi di rating critiche, il 16% addirittura in zona di fallimento, mentre solo il 17,5% avrebbe rating accettabili. In altri termini, oltre l’80% delle nostre imprese rischia l’aumento del costo dei capitali presi a prestito ovvero la contrazione degli stessi.


Queste sono le minacce che aleggiano sul mercato del credito. Tuttavia, è semplicistico ricercare in Basilea 2 il capro espiatorio della superficialità nelle scelte di finanziamento e di investimento. Personalmente credo che sia opportuno iniziare sin d’ora a rigenerare la concezione tanto del rapporto banca-impresa quanto del modello direzionale dell’azienda . Ciò è perseguibile costruendo sistemi informativi aziendali efficienti; monitorando lo “stato di salute” dell’impresa; pianificando e verificando gli obiettivi; armonizzando la gestione di tutte le risorse impiegate. E’ necessario, in sostanza, approfittare delle minacce del nuovo Accordo per iniziare a guardare in faccia la realtà della propria azienda. Solo in questo modo Basilea 2 può rappresentare il giusto presupposto alla maturità imprenditoriale.