MICROBIOTA e INFIAMMAZIONE nell'invecchiamento
La longevità e l’invecchiamento in buona salute sono strettamente correlati tra loro; ciò significa che gli individui che hanno superato la normale durata della vita umana di diversi decenni devono aver potuto evitare o posticipare considerevolmente tutte le principali malattie legate all’età.
Il microbiota intestinale, e il suo rimodellamento, hanno un’influenza chiave sullo stato di salute durante l’invecchiamento.
Un invecchiamento sano è favorito dalla conservazione di un microbiota intestinale diversificato dove prevalgono batteri benefici su quelli pro-infiammatori, controllando così la propensione all’infiammazione.
L’ invecchiamento non altera solo organi e tessuti ma anche il microbiota , ossia la comunità di microbi che vive all’interno dell’organismo e sulla sua superficie.
Alcuni cambiamenti di questa popolazione microbica dipendono dallo stile di vita; altri sono invece una conseguenza dello scorrere degli anni. Agire su di essi può aiutare a invecchiare mantenendosi in salute.
Da quando nasciamo, i batteri che popolano il nostro intestino vengono influenzati da una miriade di fattori diversi: il modo con cui siamo venuti al mondo, il tipo di allattamento, le nostre allergie, gli antibiotici che abbiamo preso, ma anche gli animali domestici che hanno zampettato attorno alla culla e la quantità di tempo passata a giocare all’aperto.
Via via che cresciamo e diventiamo adulti, il microbiota intestinale cresce con noi e cambia in base al nostro stile di vita, alle nostre abitudini alimentari e alla nostra attività fisica.
Giunti alla soglia dei 60 anni, il nostro microbiota intestinale risulta completamente differente dal microbiota con cui siamo nati e cresciuti: non solo appare meno ricco e variegato ma, con il passare del tempo, perde quelle popolazioni di batteri benefici (i batteri probiotici che ben conosciamo) come i Lactobacillus e i Bifidobacterium.
Una minor variabilità significa anche una maggior vulnerabilità agli effetti negativi della disbiosi: non è raro quindi riscontrare, con l’avanzare dell’età, l’accumularsi di batteri opportunisti come gli Enterobacteria, pronti fare danno in situazioni di stress per il nostro intestino.
Secondo un recente studio scientifico, l’assunzione di probiotici può aiutare gli anziani a mantenersi a lungo in salute contrastando lo stato di infiammazione cronica che caratterizza la terza età.
L’ infiammazione è una risposta fisiologica che il nostro organismo mette in atto per difendersi da agenti patogeni esterni o eventi traumatici. È ciò che fa sì, per esempio, che guariamo da un’influenza oppure che una ferita cicatrizzi. Si tratta quindi di un meccanismo assolutamente essenziale per la nostra salute e la nostra stessa sopravvivenza.
Ma l’infiammazione può anche fare enormi danni se non è rivolta verso i giusti “nemici” e perfettamente regolata. Le allergie, le malattie autoimmuni e tutte le altre patologie a base infiammatoria – dal morbo di Crohn a quello di Alzheimer, dall’aterosclerosi all’osteoporosi – sono esempi di cosa può succedere quando le nostre difese immunitarie si rivoltano contro di noi.
Parecchie di queste patologie ci colpiscono soprattutto in età avanzata . E c’è una ragione molto precisa se ciò accade: si chiama INFLAMMAGING .
La parola inflammaging, fusione dei due termini inglesi INFLAMMATION (infiammazione) e AGING (invecchiamento), è stata coniata negli anni 2000, quando per la prima volta è stato appunto messo a fuoco il nesso tra infiammazione e invecchiamento.
Man mano che invecchiamo, infatti, nel corpo accadono due cose fondamentali: la nostra capacità di far fronte alle minacce esterne diminuisce, e lo stato generale di infiammazione dell’organismo aumenta .
Non stiamo parlando dell’infiammazione evidente che accompagna, per esempio, una reazione allergica o un’infezione; bensì di un’ infiammazione di basso grado, senza sintomi, invisibile e silenziosa, ma cronica e diffusa in tutto l’organismo .
Questo stato infiammatorio è contemporaneamente causa e conseguenza dell’invecchiamento. Conseguenza, perché (così pensano gli scienziati) è l’accumulo di cellule senescenti e molecole danneggiate che si verifica con l’età a provocarlo. Causa, perché contribuisce a sua volta ad accelerare l’invecchiamento biologico, e soprattutto a favorire lo sviluppo di patologie legate all’età.
TENERE A BADA L’ INFLAMMAGING SIGNIFICA, ALLORA, INVECCHIARE BENE E IN SALUTE.
Un modo molto semplice per ridurre l’infiammazione collegata all’età sarebbe, secondo uno studio italiano (1) da poco pubblicato, l’assunzione di probiotici da parte degli anziani .
PERCHÉ PROPRIO I PROBIOTICI? COSA HANNO A CHE VEDERE CON L’INFIAMMAZIONE?
Per comprenderlo dobbiamo ricordare che i batteri intestinali , tramite le loro continue interazioni con il nostro sistema immunitario e tramite le sostanze che producono e che vengono assorbite dall’organismo, hanno un ruolo di primo piano nel modulare l’infiammazione . Moltissimi studi hanno trovato che le persone affette da malattie infiammatorie di diverso tipo hanno spesso un microbiota intestinale alterato.
Anche il processo di invecchiamento è collegato a cambiamenti del microbiota intestinale : batteri benefici come i lattobacilli, i bifidobatteri e le akkermansie diminuiscono, mentre altri potenzialmente dannosi come i proteobatteri aumentano e la produzione di sostanze antinfiammatorie come gli acidi grassi a catena corta si riduce.
Torniamo ora allo studio su anziani e probiotici. In questa ricerca sono stati coinvolti 97 persone di età media 80 anni. Come ci si aspetta in soggetti di questa età, dai test iniziali è emerso che molti di loro avevano elevati valori di proteina C-reattiva nel sangue (un indice di infiammazione), sebbene nessuno fosse affetto da patologie.
Una parte degli anziani ha assunto quotidianamente per 6 mesi dei probiotici, una parte invece un placebo. Ed ecco i risultati.
Alla fine del periodo di trattamento, anzitutto gli anziani che avevano assunto probiotici hanno mostrato un miglioramento del microbiota intestinale . Lattobacilli, bifidobatteri e akkermansie sono aumentati, e con essi la capacità del microbiota di produrre acidi grassi a catena corta. Le akkermansie, in particolare, sono batteri particolarmente abbondanti nel microbiota dei centenari, e quindi considerati indice di un invecchiamento in salute.
Ma il fatto più importante è che questi cambiamenti hanno influito sullo stato di infiammazione dell’organismo: i livelli di proteina C-reattiva sono infatti diminuiti. Questo significa che l’assunzione prolungata di probiotici ha ridotto l’inflammaging degli anziani, aumentando le loro possibilità di mantenersi a lungo in salute.
ULTERIORI STUDI
Secondo una review narrativa (3) realizzata dall’Università di Bologna, lo stato di salute del microbiota intestinale potrebbe condizionare l’insorgenza e il decorso di alcune classiche malattie senili.
Per approfondire questo aspetto, i ricercatori coordinati da Silvia Turroni, del dipartimento di Farmacia e Biotecnologie dell’ateneo bolognese, hanno analizzato i dati riportati in letteratura sul ruolo del microbiota nel processo di invecchiamento e sul suo potenziale terapeutico . Lo studio è stato pubblicato su Mechanisms of Ageing and Development .
Secondo gli autori dello studio, la longevità di centenari e super centenari (dai 105 anni in su) potrebbe essere correlata alla ricchezza di Bifidobacterium , Akkermansia e Christensenellaceae .
Una dieta povera di fibre, insieme all’espressione di geni coinvolti nel metabolismo di prodotti chimici nocivi – a causa dell’esposizione a numerosi xenobiotici – potrebbero alterare il microbiota e provocare la comparsa di diverse patologie.
Di seguito una panoramica sulle malattie senili e i microrganismi coinvolti.
- Nel microbiota degli anziani fragili – e di coloro che vivono in una RSA da molti anni – i batteri con proprietà antinfiammatorie, come il Faecalibacterium prausnitzii , vengono sopraffatti dalla sintesi di lipopolisaccaride (LPS) e dalla presenza di Enterobacteriaceae che, insieme al rilascio di TNF-alfa, IL-6, IL-8 e PCR, provocano infiammazione locale e sistemica.
- Nella malattia di Alzheimer si osserva un’alterazione nel rapporto tra le specie “buone” ( Ruminococcaceae e Lachnospiraceae ) e quelle “cattive” ( Alistipes , Bacteroides ), che prevalgono insieme ai patogeni ( Collinsella, Sarcina e Ruminococcus ). I pazienti gravi di Alzheimer e Parkinson mostrano una maggiore presenza di Escherichia / Shigella , mentre è minore quello di Eubacterium rectale e Bacteroides fragilis.
- La malattia di Parkinson è spesso associata a disturbi gastrointestinali. La riduzione dei batteri produttori di SCFA ( Faecalibacterium, Blautia, Roseburia e Prevotella ) e l’aumento di specie muco-degradanti ( Akkermansia muciniphila e Oscillospira ) aumenta la permeabilità e genera flogosi. Il farmaco di elezione nella cura di questa patologia, Levodopa, è il modello principale nello studio dell’interazione microbiota-farmaco. Infatti, la variabilità interindividuale della sua efficacia è condizionata proprio da Enterococcus e Lactobacillus , che ne riducono la biodisponibilità. Questo fenomeno potrebbe verificarsi, magari ad opera di microrganismi differenti, in molte terapie.
- Si registra una bassa quantità di alcuni ceppi produttori di SCFA – acidi grassi che tra l’altro modulano la pressione sanguigna – e la forte concentrazione di altri ( Lactobacillus, Eggerthella e Bacteroides plebeius ) nei pazienti affetti da ipertensione e patologie cardiovascolari . D’altro canto, l’assunzione elevata di acidi grassi promuove la biosintesi di LPS e quindi la stimolazione dei Toll-Like Receptors (TLR), che aumentano la permeabilità intestinale e la quantità di effettori pro-infiammatori, come il TMAO (un fattore di rischio cardiovascolare).
- La somministrazione degli ACE inibitori induce la proliferazione di Rothia e Blautia , ma riduce i livelli di Dorea . Inoltre, i pazienti che assumono beta-bloccanti hanno riportato la proporzione più alta di Streptococcaceae .
- Nei pazienti con Sindrome di Down , invece, si riscontra un’alta percentuale di Parasporobacterium e Sutterella . Alcuni ricercatori cinesi confermano l’influenza di Sutterella sui tratti comportamentali.
- Gli inibitori di pompa protonica inducono l’espansione di Micrococcaceae e del genere Rothia , che riducono la resistenza alle infezioni da Clostridioides difficile , Salmonella e Campylobacter . Di contro, in uno studio del 2020 il farmaco in vitro è stato metabolizzato da quasi tutti i 76 ceppi intestinali selezionati, in particolare Bacteroides e Clostridium .
- Il numero di studi effettuati sui FANS è limitato ma, sembra che tali farmaci provochino un aumento complessivo di microbi, con riduzione di Actinobacteria (compreso Collinsella ) e Lactobacillus .
Conservare un microbiota intestinale sano si rivela dunque un fattore chiave per invecchiare in salute.
In conclusione , bisogna sempre tenere presente che il profilo quali-quantitativo del microbiota intestinale cambia con l’età e che esiste una relazione stretta tra patologie dell’invecchiamento e disbiosi. La modulazione del microbiota rappresenta una valida opzione per preservare lo stato di salute degli anziani. Il ricorso a probiotici mirati e selezionati, con documentata prova di efficacia, rappresenta sicuramente una strada da suggerire, sia a scopo terapeutico che di profilassi, per ripristinare l'omeostasi intestinale alterata.
FONTI:
· //www.erboristeriasalute.com/news/anziani-probiotici-infiammazione/
· //microbioma.it/geriatria/microbiota-e-invecchiamento-review-italiana-sullo-stato-dell-arte-della-ricerca/
BIBLIOGRAFIA
1. Impatto di una dieta probiotica sul benessere degli anziani sani: IL PROGETTO PROBIOSENIOR ( //academic.oup.com/jambio/article-abstract/133/5/2941/6988996?redirectedFrom=fulltext&login=false )
2. Rondanelli, M., Giacosa, A., Faliva, M. A., Perna, S., Allieri, F., & Castellazzi, A. M. (2015). Review on microbiota and effectiveness of probiotics use in older.World Journal of Clinical Cases: WJCC, 3(2), 156.
3. Malattie legate all’età, terapie e microbioma intestinale: una nuova frontiera per un invecchiamento sano ( //www.sciencedirect.com/science/article/abs/pii/S0047637422000938?via%3Dihub )
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