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Natura da riscoprire: ERBA DELLA PAURA - Catiorà (Stachys recta L.)


NOMI POPOLARI : Betonica gialla, Siderite, Erba della paura, Erba catiorà, Erba cativorà, Stregonella, Strigonella, Erba della madonna, Erba balbunega, Erba giudaica, Erba da le ore, Erba du consumo, Gras under liebess vrau, Jerbe da l’incontradure.


Catiorà Erba della paura Siderite pianta, foto e immagini


Il suo nome deriva dal greco “Stakhys”, ovvero “Spiga”, conferitogli proprio per la forma delle sue infiorescenze. Pianta conosciuta fin dall’antichità per la sua azione febbrifuga e vulneraria. In Italia, nella Lessinia veronese, veniva utilizzata dalla popolazione Cimbra per effettuare suffumigi e liberare le vie respiratorie nei malanni invernali. Pianta usata anche in Toscana, dove è conosciuta come “Erba della paura”, con la quale si realizza un decotto utilizzando un pugno di Catiorà (detto “pugno che colpisce”), in 4-5 Lt di acqua con l’aggiunta di un pizzico di sale, foglie d’olivo e un pezzo di pane. Si porta lentamente ad ebollizione per circa 45 min. Si lascia raffreddare fino a temperatura ambiente e successivamente si effettuano dei lavaggi per “purificarsi dalla paura”.


Curiosità: E’ un’erba arrivata in Italia probabilmente assieme ai Cimbri verso il XII° secolo. Dobbiamo a loro il nome con cui è conosciuta: l’Erba di Catiorà. La sua raccolta, secondo alcune tradizioni, viene effettuata il 24 giugno, solstizio d’estate, secondo altre entro la settimana di ferragosto. La Stachys veniva conservata in mazzetti, che servivano, a detta del popolo, a “colpire la paura”. Si preparava un decotto, utilizzando una dose, (il “pugno” che colpisce), in circa quattro o cinque litri di acqua, con l’aggiunta di foglie di ulivo, un pizzico di sale ed un pezzetto di pane; si procedeva ad una bollitura lenta, per circa quarantacinque minuti. Il liquido ottenuto, intiepidito e colato, serviva per farsi purificare dalla paura per mezzo di un lavaggio, eseguito sempre da un’altra persona e sempre con la stessa mano. Si procedeva a detergere con il liquido il viso del paziente, il collo, le orecchie, le braccia, le gambe dalla coscia ai piedi compreso il sottopiede, il tutto ripetuto complessivamente per tre volte. Mentre si eseguiva questa operazione, dovevano essere pronunciate queste parole: “Col nome di Gesù di Maria/La paura la vada via/Col nome di Gesù e di San Pietro/La paura ritorni indietro”.


NOTE : In alcune zone d’Italia (Toscana e Emilia) la Catiorà veniva utilizzata preparando un decotto ed utilizzandolo per l’acqua del bagno dei bambini, considerato un ottimo rimedio per esorcizzare la paura. Un’altra tradizione popolare era quella del “Sendà”, tale pratica consisteva nel realizzare il decotto dell’erba raccolta nel giorno di S. Giovanni e versarlo in 2 bacinelle nelle quali si doveva immergere le mani. Se si formava sul fondo una certa torbidezza allora significava che il malocchio e la paura si erano allontanati.


E’ un’erba comune, cresce nei prati incolti, diffusa nei monti fino a 2000 metri di altitudine. Predilige il terreno asciutto e calcareo.

TEMPO E MODALITA’ DI RACCOLTA O COLTIVAZIONE : l’Erba Catiorà viene raccolta nei mesi estivi (giugno-luglio). Raccolta in mazzi ed essiccata all’ombra e in un ambiente areato. Successivamente si conserva in sacchetti vasi di vetro o sacchetti di carta. In Lessinia la tradizione vuole che la Catiorà venga raccolta nel periodo “tra le due Madonne” ovvero tra il 15 agosto (Madonna Assunta) e l’8 settembre (Natività della Madonna). Per questa ragione l’erba è chiamata anche: de la madona.


Come le altre piante del genere Stachys ha proprietà stimolanti, vulnerarie, toniche e aperitive, emetiche e purgative e veniva utilizzata nei tempi passati come rimedio di tutti i mali, ma poiché a dosi elevate può provocare vomito e diarrea, il suo uso viene consigliato soltanto per via esterna in decotto per purificare e detergere piaghe e ferite oppure per suffumigi contro la tosse secca. Alcuni ne usano anche il decotto per sciacqui come collutorio. In Veneto, soprattutto province di Verona e Vicenza, è nota col nome dialettale di “Catiorà”


COMPONENTI


Betonicina, turicina, stachidrina (alcaloidi eterociclici), acidi caffeoilchinici, glicosidi del feniletanolo e flavonoidi; principi amari , tannini, o.e. (germacrene D, cariofilleni, cadinene, spatuleneolo e cariofillene), colina, betaina.


PROPRIETA’ SALUTISTICHE PRINCIPALI


Stachys recta L. vanta proprietà antinfiammatorie, antitossiche, anticoleretiche ed ipoazotemiche.
Interessante anche l’attività antimicotica e antibatterica dell’o.e..


Risalenti alla civiltà egizia, i decotti delle specie di Stachys sono stati usati in tutte le culture del mondo. Sebbene alcune specie abbiano un gusto e un odore estremamente sgradevoli, la maggior parte delle specie viene utilizzata in forma di tisane e di estratti alcolici.


Stachys officinalis era ritenuta possedere poteri magici di guarigione e coltivata nei giardini.


S. inflata Benth. in Iran è ampiamente usato per trattare infezioni e nell’asma e nel trattamento della malattia reumatica.


Le specie Stachys vengono consumate nelle aree mediterranee, tra cui Turchia, Grecia, Italia, Balcani e Libano a causa delle potenziali attività antibatteriche.


Molte altre specie di Stachys come Stachys pumila Banks & Sol., vengono assunte sotto forma di infuso in Anatolia per i loro effetti antibatterici e curativi.


Generalmente, il tè viene preparato da tutta la parte della pianta e dalle foglie per le loro proprietà sedative, antispasmodiche, diuretiche ed emmenagoghe.


Occasionalmente la specie veniva anche usata per curare la diarrea, il mal di gola, l’emorragia interna e per la debolezza del fegato e del cuore.


È stato anche riportato l’effetto (in vitro) anti-Helicobacter pylori della specie che confermerebbe l’utilizzo etnobotanico da migliaia di anni in casso di ulcera allo stomaco in tutto il mondo.


Una delle specie di Stachys, S. recta L., è stata inclusa nella European Pharmacopeia e tra gli Stachys officinalis riportate nel Codice farmaceutico antroposofico (APC).


Alcune specie come S. sylvatica (L.)L., S. recta e S. annua (L.)L. pur essendo indicate come tossiche, ne è stato segnalato comunque il loro consumo in diversi paesi.


La pianta è utilizzata nell’integratore NEUROFLOR DEP 60 compresse della ditta Le erbe dell’Arcobaleno. E’ un prodotto utile nel sostegno di tutte le problematiche di tipo neurologico in particolar modo nei casi di alterazione dell’umore e nelle forme di depressione di media e lieve entità, nonchè valido supporto nelle alterazioni delle capacità cognitive quali morbo di Alzheimer e morbo di Parkinsons. L’associazione dell’estratto secco di Stachys recta L. conl’alta qualità della Rhodiola (titolata al 5%) e della corteccia di Magnolia (titolata al 50%) esercitano una importante azione di tipo nootropico favorendo il corretto rilascio di neurotrasmettitori quali la Serotonina, Dopamina ed Endorfine.


La ditta “ Le Erbe dell’Arcobaleno ” è un Marchio di Prodotti Erboristici Natura Amica azienda giovane e dinamica, specializzata in produzione e distribuzione di prodotti naturali innovativi. Situata a Zugliano (VI), opera su tutto il territorio nazionale e si pone come obiettivo quello di divulgare l’utilizzo delle terapie e metodologie naturali di trattamento, atte a salvaguardare prima di tutto la persona, nella sua integrità e totalità.


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