CLORO e acqua potabile domestica
Il cloro finisce nell’acqua del rubinetto perché è usato in molti paesi, Italia inclusa, per disinfettare. Il cloro reagisce con materie organiche (come ramoscelli, foglie e altre impurità) nelle acque superficiali o sotterranee e forma sottoprodotti chiamati trialometani (THM) (1,2).
“Dio ha creato 92 elementi chimici, l’uomo più di mille, e il diavolo uno solo: il cloro”
La questione della sicurezza del cloro ha diviso gli scienziati per decenni. Alcuni affermano che i vantaggi di questo tipo di disinfezione superano i rischi posti dal cloro o dai suoi sottoprodotti. Ma ci sono anche studi che collegano l’esposizione al cloro a difetti alla nascita (3), a una qualità ridotta dello sperma (4) e un rischio più alto di prematurità (5) e basso peso alla nascita.
Il cloro, nella stragrande maggioranza dei casi, viene impiegato come disinfettante nel processo di potabilizzazione dell’acqua destinata al consumo umano. Nei piccoli acquedotti il cloro viene impiegato nella sua forma liquida, ovvero ipoclorito di sodio più o meno diluito; la comunissima candeggina, per esempio, è cloro (ipoclorito di sodio) diluito al 10 per cento.
I vantaggi associati all'uso del cloro e dei suoi derivati nella disinfezione delle acque sta nel fatto che l'applicazione è relativamente semplice, si tratta di agenti chimici relativamente poco costosi ed efficaci a basse concentrazioni con un elevatissimo potere biocida (con questo termine si intende la capacità di uccidere i microrganismi).
Sono note altre tecniche che possono essere impiegate per la disinfezione delle acque, ovvero ozono, radiazioni ultraviolette, ultrafiltrazione e altri; rispetto a quelli appena elencati però la clorazione fa sì che si conservi nell'acqua trattata un potere antisettico residuo tanto da assicurarne la sterilità durante la permanenza nella rete di distribuzione sino al momento della sua erogazione quando si apre il rubinetto; la persistenza dell'azione biocida è una caratteristica peculiare del cloro e dei suoi derivati; l'azione di altri disinfettanti invece è solo temporanea e non garantisce la qualità dell'acqua trattata che circola nella rete di distribuzione.
Per questo motivo il sistema di potabilizzazione delle acque mediante clorazione si è affermato in buona parte del mondo in quanto è l'unico che assicura che l'acqua trattata rimanga sterile anche durante il periodo che intercorre tra il momento della disinfezione e quello dell'erogazione.
Questa prerogativa è particolarmente importante in molti sistemi distributivi, specialmente nelle grandi città e in quelle in cui la rete idrica veicola l'acqua da sorgenti poste a notevole distanza.
Dopo la scoperta dei sottoprodotti clorurati, è comunque aumentato l'impiego dei disinfettanti alternativi.
LA CLORAZIONE DELL’ACQUA DESTINATA AL CONSUMO UMANO GENERA NON POCHI PROBLEMI ALLA SALUTE.
Quando il cloro incontra della materia organica, animale o vegetale che sia, può reagire chimicamente e trasformarsi in nuove sostanze chimiche conosciute con il nome di CLORODERIVATI, vere e proprie sostanze cancerogene. Recenti studi svolti da importanti Istituti Universitari, hanno evidenziato un aumento del 46 per cento di tumori tra le persone che utilizzano acqua clorata, soprattutto tumori al retto, al colon e alla vescica (6, 7).
Come se ciò non bastasse, attualmente si sta avanzando il sospetto che alcuni cloroderivati possono addirittura causare alterazioni del DNA (effetto genotossico).
Fortunatamente c’è una crescente opinione del mondo medico che pone la clorazione dell’acqua tra i gravi rischi per la salute, ritenendola un grande problema da affrontare e risolvere al più presto.
Attenzione, però: come tutte le altre sostanze chimiche, i cloroderivati presenti nell’acqua non evaporano con la bollitura, e quindi dobbiamo usare acqua non clorata anche per cucinare.
Alla domanda, rivolta all’uscita di un supermercato a coloro che avevano acquistato abbondanti provvigioni di acque imbottigliate, sul perché di tale acquisto, le risposte vedono in testa quella relativa al cattivo gusto: “Non bevo l’acqua del rubinetto perché ha un sapore allucinante!” oppure “Non mi fido dell’acqua dell’acquedotto: tra cloro e nitrati meglio spendere qualcosa in più e bere un’acqua decente”.
Naturalmente, c’è chi l’acquista anche per le prodigiose virtù salutistiche declamate dalla pubblicità, ma in misura decisamente minore. “Firenze, per esempio, ha un impianto di potabilizzazione tra i più efficienti e moderni, che attua una molteplicità di trattamenti di abbattimento delle sostanze organiche, dei microrganismi e degli inquinanti chimici.
Purtroppo, l’acqua che esce dai rubinetti delle case fiorentine non è sempre identica a quella che esce dall’impianto di depurazione. Il motivo è semplice: l’acqua deve viaggiare attraverso chilometri di tubazioni, spesso vecchie, che possono dar luogo a contaminazioni di vario genere.
Per risolvere il problema si impiega il cloro che, accompagnando l’acqua nel suo viaggio dopo la depurazione, ne assicura la costante potabilità. Purtroppo, il cloro è anche responsabile di quello sgradevole sapore che può avere l’acqua prelevata dal rubinetto”’
IL CLORO È UN GAS CHE UCCIDE
I suoi componenti sono tossici e cancerogeni; i danni sulla fauna acquatica accertati. Intanto, si continua a clorare l’acqua che beviamo quotidianamente perché è il metodo più economico per gli acquedotti. Ma della sua innocuità non c’è certezza…
Eppure, da più parti la pratica della clorazione delle acque ad uso domestico solleva perplessità. È il caso, ad esempio, dell’Olanda, dove dal 1995 non è più consentito l’impiego del cloro nella potabilizzazione dell’acqua.
Oggi, oltre alla clorazione (generalmente effettuata con ipoclorito di sodio o con biossido di cloro), il cloro lo ritroviamo quotidianamente in un’infinità di prodotti: dalle plastiche per bottiglie alle carte di credito, dai pesticidi ai materiali per l’arredamento, dai serramenti alla carta per finire i farmaci.
Laura Volterra dell’istituto Superiore di Sanità dichiara in merito alla tossicità dei sottoprodotti della clorazione: “Tra gli esiti della tossicità cronica riconducibile alla disinfezione delle acque con il cloro si possono includere patologie croniche e a lungo termine di esposizione che sono in crescita presso i Paesi con alti standard igienici.
L’arteriosclerosi, ad esempio, è uno dei problemi sanitari più seri che colpisce attualmente gli adulti delle società più sviluppate. Studi eseguiti su animali, cui era somministrato alimento povero di calcio hanno dimostrato come vari disinfettanti dorati possano elevare i valori serici di colesterolo nel sangue e produrre sintomi di ipertrofia cardiaca ed arteriosclerosi.
Anche se non ci sono ancora evidenze conclusive sembra possibile che l’aumento del rischio di malattie cardiovascolari possa correlarsi alla cronica esposizione ad acqua da bere disinfettata”.
E aggiunge più avanti: “…il più serio rischio della clorazione sistematica rimane, ipoteticamente, sempre quello della formazione di composti mutageni, per i quali non può esistere alcuna soglia tolleranza ”.
Fonte: MARCO RHO, la soluzione totale, Eco salute, Genova, 2009 pag. 22-24
Solo per fare qualche esempio il cloro:
• è irritante per le pareti dello stomaco;
• distrugge la flora batterica dell’intestino;
• distrugge la vitamina E, uno dei principali antiossidanti delle cellule;
• può, in alcuni casi particolari, causare aborti spontanei;
• è causa di malattie cardiocircolatorie;
• può favorire l’arteriosclerosi;
• produce sostanze derivanti chiamate TRIALOMETANI, che sono cancerogene per il fegato, i reni, la vescica, il colon e il retto.
Il cloro è stato anche collegato al cancro alla vescica (1). Uno studio pubblicato dalla rivista Environmental Health Perspectives ha rilevato che oltre 6000 casi di cancro alla vescica in Europa possono essere attribuiti ai THM e ai sottoprodotti della disinfezione dell’acqua (11).
L’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC) non classifica l’acqua clorata sulla base della sua cancerogenicità. Tuttavia, ha classificato due THM regolati dall’UE – cloroformio e bromodiclorometano – come “ sospetti cancerogeni umani ” (gruppo 2B) (12).
Secondo uno studio condotto dall’Università John Hopkins e dall’Università di Berkeley, miscelare l’acqua con il cloro crea sottoprodotti tossici che finora non erano mai stati identificati . I risultati dei ricercatori sono stati pubblicati la scorsa settimana sulla rivista Environmental Science & Technology (8) e, sebbene non mettano in dubbio i benefici del cloro, mostrano come il processo di clorazione dell’acqua (che elimina batteri e virus potenzialmente fatali) possa creare dei sottoprodotti dei fenoli potenzialmente molto dannosi .
Il gruppo di ricerca ha utilizzato una tecnica comunemente impiegata nel campo della tossicologia per identificare i composti in base alla loro reazione con biomolecole come il DNA e le proteine . Nello specifico, hanno aggiunto N α -acetil-lisina , quasi identica all’amminoacido lisina che costituisce molte proteine ??del nostro corpo, per rilevare la presenza di elettrofili reattivi , composti dannosi che sono stati collegati a una varietà di malattie.
I ricercatori hanno prima clorato l’acqua, usando gli stessi metodi impiegati commercialmente per l’acqua potabile, e in un secondo momento hanno aggiunto N α -acetil-lisina usando la spettrometria di massa per rilevare gli elettrofili, che hanno reagito con l’amminoacido . Il loro esperimento ha così individuato due sottoprodotti del BDA , un composto molto tossico e cancerogeno che non era mai stato individuato nell’acqua clorata.
I risultati, dunque, sollevano la questione di metodi alternativi alla clorazione dell’acqua , compreso l’uso dell’ozono, del trattamento UV o della filtrazione semplice. “In altri paesi, in particolare in Europa, la clorazione non viene utilizzata con la stessa frequenza e l’acqua è comunque sicura. A mio avviso, dobbiamo valutare quando la clorazione dell’acqua è realmente necessaria per proteggere la salute e quando potrebbero esserci approcci alternativi migliori “ , ha spiegato (9) Carsten Prasse, Università John Hopkins.
LA NORMATIVA RIGUARDANTE IL CLORO
EU: le linee guida Europee 98/83/EC per l'acqua potabile non contengono indicazioni per il cloro.
WHO (10) (World Health Organisation - Organizzazione Modiale per la salute): gli standard per l'acqua potabile WHO stabiliscono che 2-3 mg/l di cloro dovrebbero essere aggiunti all'acqua per avere soddisfacenti disinfezione e concentrazione residua. La quantità massima di cloro utilizzabile è 5 mg/l. Per una disinfezione più efficace le quantità residue di cloro libero dovrebbero superare i 0.5 mg/l dopo almeno 30 minuti di contatto ad un pH di 8 o inferiore. ( WHO, linee quida per la qualità dell'acqua potabile. terza edizione )
USA: gli standard nazionali per l'acqua potabile stabiliscono una concentrazione residuale massima di cloro di 4 mg/l. Fino a poco tempo fa gli Stati Uniti usavano estesamente il cloro gassoso per il trattamento dell'acqua reflua. Oggi, l'uso di cloro viene evitato, principalmente a causa dei sottoprodotti pericolosi di disinfezione, come i trialometani (THM).
Tuttavia, il cloro è ancora il disinfettante principale negli Stati Uniti, dal momento che è relativamente poco costoso. L'applicazione del piano di gestione del rischio (RPM) per l'atto di gestione dell'aria pulita (CAA) per l'immagazzinamento dei prodotti chimici tossici da parte dell'EPA (giugno, 1999) e la ri-registrazione del cloro gassoso come antiparassitario (EPA, 2001) hanno causato sempre più spesso il passaggio degli impianti di trattamento dell'acqua reflua da cloro gassoso ad ipoclorito di sodio. Ciò avviene perché le aziende non desiderano realizzare un programma di gestione del rischio per il cloro gassoso, in quanto questo richiede tempo e soldi.
IL CLORO NELL’ACQUA DEL RUBINETTO IN ITALIA
In Italia, l’introduzione del cloro per la potabilizzazione delle acque cominciò all’inizio del 1900, rappresentando un importante passo avanti per l’approvvigionamento idrico e la qualità dell’acqua .
E’ difficile avere un’immagine completamente chiara sulla situazione presente in Italia, perché i dati sono raccolti di modo decentralizzato.
Però un’analisi condotta dall’Istituto Barcellona per la salute globale (ISGlobal), trova che la media di THM nell’acqua italiana è di 3,1 nanogrammi al litro. Ma al di là della media, è stato riportato un livello massimo di contaminanti di 129,5 nanogrammi al litro, cioè più del livello massimo stipulato dalla direttiva sull’acqua potabile .
Uno studio a rivelato che su 27.297 casi di cancro alla vescica in Italia, 366 sono attribuibili ai THM. Il ricercatore dello studio di ISGlobal dice che questi cancri potrebbero essere evitati “ottimizzando il trattamento delle acque, la disinfezione, le pratiche di distribuzione e altre misure .”
Con tanti studi che dimostrano i potenziali pericoli del cloro, perché è ancora usato per trattare l’acqua? Possiamo solo ipotizzare. Qualunque sia la ragione, ci sono alternative non tossiche per fornire acqua di rubinetto pulita.
Per esempio, nei Paesi Bassi, il cloro è stato gradualmente eliminato dal sistema di trattamento dell’acqua dagli anni ’70 e non è più stato utilizzato dal 2005. Le aziende idriche olandesi disinfettano l’acqua del rubinetto con raggi ultravioletti, stagni di sedimentazione o trattamento dell’acqua con ozono, metodi che non producono sottoprodotti nocivi . In Svizzera, Germania e Austria, il cloro viene evitato il più possibile .
Fonti e BIBLIOGRAFIA :
1. Trihalomethanes nell'acqua potabile e il peso del cancro alla vescica nell'Unione Europea ( //pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/31939704/ )
3. Trialometani, clorito, clorato nelle acque potabili e rischio di anomalie congenite: uno studio caso-controllo basato sulla popolazione nel Nord Italia (//pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/22578809/)
4. Valutazione dell'esposizione ai trialometani nell'acqua del rubinetto e della qualità dello sperma: uno studio prospettico a Wuhan, Cina (//pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/24632126/)
5. Trihalometani totali nell'approvvigionamento idrico potabile pubblico e risultati sulle nascite: uno studio trasversale ( //pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/23884785/ )
6. [Rilievi microscopici elettronici in un caso di nefropatia acuta da cloroderivati ??di idrocarburi] ( //pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/5706234/ )
7. [Insufficienza renale acuta da derivati ??clorurati di idrocarburi alifatici] ( //pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/4917338/ )
8. //pubs.acs.org/doi/10.1021/acs.est.9b04926
9. //phys.org/news/2020-01-toxic-byproducts-disinfecting.html
10. //www.who.int/publications/i/item/9789241549950
11. Trihalomethanes nell'acqua potabile e il peso del cancro alla vescica nell'Unione Europea (//www.researchgate.net/publication/338616366_Trihalomethanes_in_Drinking_Water_and_Bladder_Cancer_Burden_in_the_European_Union)
12. //monographs.iarc.who.int/wp%20-content/uploads/2018/06/mono73-10.pdf
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