RALLENTARE L'INVECCHIAMENTO CON I GIUSTI INTEGRATORI
L’invecchiamento è quell'insieme di mutamenti, non dovuti a malattia, che intervengono negli individui dopo la nascita e che riproducono la capacita di adattamento agli stress ambientali e in definitiva la "capacita di sopravvivere". È un processo irreversibile che comporta inoltre un incremento alla suscettibilità individuale alla malattia.
L’invecchiamento è quell’insieme di mutamenti, non dovuti a malattia, che intervengono negli individui dopo la nascita e che riproducono la capacita di adattamento agli stress ambientali e in definitiva la "capacita di sopravvivere". È un processo irreversibile che comporta inoltre un incremento alla suscettibilità individuale alla malattia.
Con l'avanzare dell'età, uno dei primi segni visibili dell'invecchiamento è il cambiamento nella pelle . La produzione di collagene e di elastina diminuisce progressivamente, causando una perdita di elasticità e compattezza. La pelle diventa più sottile e meno resistente, portando alla comparsa di rughe, linee sottili e cedimenti, soprattutto nelle aree più esposte al sole, come il viso, le mani e il collo. Questi cambiamenti possono essere accelerati da fattori come l'esposizione al sole, il fumo e l'inquinamento.
Un'altra area che risente presto dell'invecchiamento è il sistema muscolare . La sarcopenia , ovvero la perdita di massa muscolare legata all'età, inizia a manifestarsi già dai 30 anni, ma diventa più evidente dopo i 50. Questa perdita di muscoli influisce su forza, equilibrio e coordinazione, aumentando il rischio di cadute e lesioni. Anche il metabolismo rallenta, rendendo più difficile mantenere un peso corporeo ideale.
Infine, si osservano anche cambiamenti cognitivi, come un leggero rallentamento nella capacità di elaborare informazioni e un calo nella memoria a breve termine . Tuttavia, l'entità di questi cambiamenti varia notevolmente tra gli individui, influenzata dallo stile di vita, dalla genetica e dalle abitudini quotidiane.
Ci sono diversi segni che possono indicare che stai invecchiando. Ecco alcuni dei più comuni:
· Cambiamenti fisici: Potresti notare rughe, grigiore nei capelli e una diminuzione della tonicità muscolare.
· Riduzione dell'energia: Se ti senti più stanco dopo le attività quotidiane o hai bisogno di più tempo per recuperare, potrebbe essere un segno di invecchiamento.
· Cambiamenti nella vista : La visione potrebbe diventare meno nitida e potresti avere difficoltà a vedere da vicino o da lontano.
· Problemi di memoria: Potresti avere difficoltà a ricordare cose che prima erano facili da mantenere nella mente.
· Aumento del tempo di recupero: Dopo un'attività fisica o un infortunio, potresti notare che impieghi più tempo a guarire.
· Cambiamenti nell'umore : L’invecchiamento può portare a cambiamenti nei tuoi sentimenti e nella tua stabilità emotiva.
· Problemi di salute: Potresti iniziare a sperimentare condizioni di salute come ipertensione, diabete o artrosi.
· Essere consapevoli di questi segni può aiutarti a gestire meglio il processo di invecchiamento e a mantenere uno stile di vita sano e attivo.
Le teorie che cercano di spiegare gli eventi metabolici che portano all’invecchiamento sono numerose e sono accomunate dal riscontro di un'alterazione nella capacità cellulare di riparazione dei danni insorti, di resistenza agli eventi avversi e nella replicazione cellulare. Le evidenze sulle quali si sono concentrati la maggior parte degli studi dei ricercatori sono l’aumento del danno ossidativo e dell’infiammazione silente, nel corso degli anni, e che comporterebbero, in tutte le cellule dei nostri tessuti, una serie di eventi metabolici tra loro concatenati che ci portano a invecchiare.
I danni ossidativi sono causati dalle specie reattive dell’ossigeno, chiamati radicali liberi (ROS) e possono interessare la struttura cellulare e le proteine ma anche il materiale genetico. I radicali liberi dell’ossigeno (ROS) sono prodotti costantemente in modo fisiologico nelle cellule, ma grazie al sistema di protezione antiossidante del nostro organismo, i ROS vengono stabilizzati e inattivati impedendo la formazione di molecole dannose come ad esempio i perossidi.
Si parla di stress ossidativo quando si viene a creare uno squilibrio tra sostanze ossidanti e sostanze antiossidanti di protezione presenti nel nostro organismo, con eccesso delle sostanze ossidanti.
Lo stress ossidativo può essere dovuto a un aumento della velocità con cui vengono prodotti i ROS, a un declino dei sistemi di difesa antiossidante o a entrambi.
La produzione dei ROS può essere accelerata da diversi fattori quali l’inquinamento atmosferico, la scorretta alimentazione, il fumo, l’esposizione a radiazioni ionizzanti e a prodotti chimici, l’attività fisica intensa, la sedentarietà, i traumatismi, le infezioni, le intossicazioni ecc.
Si stima che il numero di danni ossidativi al DNA/cellula al giorno è di circa 10.000 nell’uomo. Le lesioni ossidative si accumulano con l’età, in un uomo di 80 anni si sono verificati circa 300 milioni di danni ossidativi.
Insieme ai processi perossidativi, nel corso degli anni, vediamo anche un aumento dell’infiammazione silente, cioè uno stato infiammatorio cronico, di bassa intensità, asintomatico, associato a un costante aumento di molecole pro-infiammatorie e che porta al rilascio di nuovi radicali liberi. Tutto ciò determina la propagazione del processo infiammatorio e dello stress ossidativo e nel tempo può portare a un esaurimento del sistema immunitario.
Alla base del processo infiammatorio ci sono abitudini alimentari, stili di vita inadeguati, inquinamento ambientale, stress.
INTEGRATORI E INVECCHIAMENTO CEREBRALE
Il cervello è l’organo del corpo che invecchia più precocemente di altri tessuti dell’organismo in quanto risulta essere maggiormente esposto allo stress ossidativo.
I motivi di questa situazione sono diversi:
· i neuroni, le cellule principali di cui è composto il cervello, non si duplicano né si rigenerano una volta morte perciò non vengono sostituiti da nuove cellule
· il cervello utilizza grandi quantitativi di ossigeno (1/3 dell’ossigeno che respiriamo è usato dal cervello) e questo comporta la produzione di molti radicali liberi
· le membrane cellulari dei neuroni contengono un’alta concentrazione di acidi grassi polinsaturi, che rappresentano un substrato ideale per il danno ossidativo
· alcune aree del cervello contengono metalli (ferro e rame) che possono catalizzare la produzione di forme radicaliche
· il cervello presenta una bassissima concentrazione di antiossidanti endogeni.
L’aumento della aspettativa di vita della popolazione comporta di conseguenza anche un aumento delle patologie neurodegenerative collegate all’invecchiamento, per questo vengono studiate le strategie nutraceutiche in grado di supportare adeguatamente la fisiologia cerebrale, promuovere il mantenimento delle funzioni cognitive nel tempo, ridurre i danni ossidativi a livello neuronale e agire preventivamente per ritardare l’invecchiamento cerebrale.
Quali sono le caratteristiche necessarie di un nutraceutico per avere capacità neuroprotettive?
· Essere agenti antiossidanti con la capacità attraversare la barriera emato-encefalica
· inibire la produzione di agenti antiossidanti
· aumentare le difese antiossidanti endogene del cervello.
I nutraceutici che possiedono queste caratteristiche sono alcuni composti a struttura polifenolica (catechine, resveratrolo, curcumina) e il sulforafane (isotiocianato contenuto nelle Crucifere o Brassicacee).
POLIFENOLI
I polifenoli hanno proprietà antiossidanti, sono scavengers (spazzini) delle specie reattive dell’ossigeno e dell’azoto, e si legano ai metalli (ferro e rame) inibendo la loro azione antiossidante. Tra i polifenoli quelli con azione neuroprotettiva sono le catechine contenute nel the verde, il resveratrolo delle bacche e dei frutti rossi e la curcumina presente nella curcuma.
CATECHINE
Le catechine sono polifenoli contenuti nelle foglie della Camellia sinensis , una pianta appartenente alla famiglia delle teacee e originaria della Cina e del Giappone, dalle quali si ottiene il tè. Il tè verde contiene alte concentrazioni di catechine, superiori agli altri tipi di tè. Questo accade perché le foglie apicali della camellia vengono processate subito dopo la raccolta impedendo i processi di ossidazione enzimatica che determinano la perdita delle catechine. Il gusto amaro tipico del tè verde è dovuto proprio alla presenza delle catechine. Le catechine del tè verde inibiscono la morte cellulare grazie alla loro azione specifica sui geni che regolano l’apoptosi delle cellule.
RESVERATROLO
Il resveratrolo è presente nelle bacche rosse e nei frutti rossi. Il resveratrolo agisce come molecola segnale modulando l’espressione di geni e proteine, in particolare stimola l’attività dell’enzima eme-ossigenasi (HO-1) che nel cervello ha attività citoprotettiva, antiapoptotica e antinfiammatoria. Le funzioni di questo enzima sono:
· proprietà antiossidante e antiinfiammatoria
· ripristina il normale flusso ematico
· riduce la morte neuronale
· regola l’omeostasi del ferro
· viene aumentato dall’organismo in caso di lesioni spinali e traumi cerebrali
CURCUMINA
La curcumina è il polifenolo contenuto nella Curcuma longa, una pianta endemica del Sud-est asiatico, dal cui rizoma (tubero) si ricava una polvere gialla chiamata curcuma o turmerico e che è la base principale per la preparazione del curry. Le proprietà antinfiammatorie e antiossidanti di questa molecola sono note da tempo infatti sono in grado di attivare una famiglia di geni difensivi (tra cui l’enzima eme-ossigenasi 1 e gli enzimi detossificanti di tipo II), collegati alla risposta cellulare allo stress e in grado di potenziare la vitalità cellulare e di proteggere il neurone dai danni indotti dallo stress ossidativo.
SULFORAFANO
Il Sulforafano (isotiocianato di 4-metilsulfonilbutano) è un composto chimico che deriva dalla glucorafanina, il glucosinolato più abbondante nelle Brassicacee o Crucifere (broccoli, cavolini di Bruxelles, cavolfiore, cavoli e cime di rapa). I glucosinolati sono localizzati nel citoplasma delle cellule vegetali che costituiscono le foglie delle brassicacee. In condizioni normali sono stabili nell’ambiente intracellulare e quindi inodori, in seguito a lesioni cellulari vengono in contatto con un enzima endogeno vegetale, la mirosinasi, che li degrada dando vita agli isotiocianati, sottoprodotti a base di zolfo che sono quelli che conferiscono il caratteristico odore.
La glucorafanina viene trasformata in sulforafane attraverso 2 meccanismi:
· grazie alla masticazione che permette la rottura delle cellule vegetali e la conseguente liberazione della mirosinasi
· grazie al microbiota intestinale che ha un corredo enzimatico in grado di mimare l’azione della mirosinasi.
Mentre gli isotiocianati sono termostabili, resistendo al calore vengono assunti anche dopo cottura, purtroppo la mirosinasi viene invece inattivata dalla cottura diminuendo la disponibilità di sulforafano presente nell’alimento. Quindi per ottimizzare i livelli di sulforafano è necessario consumare crudi gli alimenti che lo contengono oppure sottoposti a cotture brevi.
L’azione neuroprotettiva del sulforafano è dovuta alla sua capacità di attraversare la barriera ematoencefalica e all’attività di antiossidante indiretto cioè di stimolazione dei meccanismi di protezione cellulare con la attivazione degli enzimi detossificanti di fase II.
GINKGO BILOBA
Il Ginkgo biloba è un albero originario della Cina ed era presente sul pianeta già 270 milioni di anni fa. L’estratto di Ginkgo biloba contiene circa il 25% di flavonoidi di ginkgo, circa il 6% di lattoni terpenici e contenuto di acidi ginkgolici (sostanze potenzialmente tossiche) al di sotto di 5 ppm.
L’estratto secco delle foglie di Ginkgo biloba nella farmacopea Europea viene indicato come medicinale vegetale con le seguenti indicazioni terapeutiche: uso tradizionale per disturbi circolatori minori; uso consolidato per il miglioramento del deterioramento cognitivo (associato all’età) e della qualità di vita nella demenza lieve.
In Italia è incluso nella lista BELFRIT e come integratore viene utilizzato contro i disturbi di memoria e per le condizioni che, soprattutto durante la terza età, sono associate alla riduzione del flusso di sangue al cervello. Le diverse componenti attive presenti agiscono attraverso diversi meccanismi d’azione determinando benefici sia sulle funzioni cognitive (modulazione dei neurotrasmettitori) sia sulla neuroprotezione (azione antiossidante e di protezione mitocondriale).
In relazione alle sua azione sul microcircolo ne viene sconsigliato l’uso se si assumono anticoagulanti.
MICRONUTRIENTI CON ATTIVITÀ NEUROPROTETTIVA
VITAMINE
Il cervello è particolarmente sensibile a carenze vitaminiche: soprattutto alcune vitamine del gruppo B svolgono un ruolo cruciale nel mantenimento della fisiologia cerebrale. In maniera particolare le Vitamine B6 e B12 svolgono azioni protettive contrastando la formazione di radicali liberi e regolando positivamente il metabolismo dell’omocisteina, il cui accumulo impedisce lo svolgimento delle funzioni neuronali.
Inoltre la vitamina B6 aiuta a modulare la sintesi di neurotrasmettitori come serotonina e norepinefrina. La carenza di vitamina B12 causa perdita di memoria e concentrazione, disturbi dell’umore e demenza.
OMEGA 3
Gli Omega 3 sono acidi grassi polinsaturi (PUFA) definiti essenziali in quanto sono fondamentali per il nostro organismo ma non siamo in grado di sintetizzarli e il loro apporto deriva esclusivamente dalla dieta. Esistono molti tipi di omega 3 ma quelli ritenuti più importanti sono l’acido alfa-linolenico (ALA), a catena corta e presente in alti quantitativi in alcuni oli vegetali (lino, canola), l’acido eicosapentaenoico (EPA) e l’acido docosaesaenoico (DHA), a catena lunga e presenti soprattutto nel pesce (i pesci a loro volta li assumono da alghe e microrganismi marini).
L’ALA può essere convertito nel nostro corpo in EPA e quindi in DHA, ma la conversione (che si verifica principalmente nel fegato) è molto limitata, con tassi riportati inferiori al 15%. Pertanto, il consumo di EPA e DHA direttamente da alimenti e/o integratori alimentari è l’unico modo pratico per aumentare i livelli di questi acidi grassi nel corpo.
Il DHA è il PUFA più abbondante tra quelli presenti nelle membrane cellulari dei neuroni (circa il 40% dei fosfolipidi neuronali contiene DHA). Livelli adeguati di DHA sono associati a un corretto sviluppo cerebrale nella vita fetale e il DHA svolge, anche in età adulta, un ruolo fondamentale nella trasmissione dell’impulso nervoso. Le diete ricche di omega-3 a catena lunga, in particolar modo DHA, sono associate a un ridotto rischio di declino cognitivo, malattia di Alzheimer e demenza.
GIOVANI PIÙ A LUNGO GRAZIE ALLA MICOTERAPIA
Sulla rivista Nutrients è stato pubblicato un lavoro della Professoressa Coccetti sulle proprietà antietà e neuroprotettive degli estratti di Grifola frondosa e Hericium erinaceus .
Nel lavoro pubblicato sulla rivista Nutrients (doi: 10.3390/nu14204368) si è dimostrato chegli estratti acquosi di due funghi commestibili, Grifola frondosa e Hericium erinaceus , rappresentano una preziosa fonte di β-glucani ed esercitano effetti anti-invecchiamento nel sistema modello Saccharomyces cerevisiae (un lievito unicellulare molto usato nell’ambito della ricerca di laboratorio). I loro effetti benefici sono determinati dall'inibizione di specifici pathway cellulari coinvolti nella senescenza cellulare e di quei processi di aggregazione proteica che causano le malattie neurodegenerative.
L'attività neuroprotettiva dell'estratto di G. frondosa è stata confermata anche in un modello di malattia di Parkinson di Drosophila melanogaster (il moscerino della frutta, un altro organismo modello molto usato negli studi sull’invecchiamento). Questi dati quindi suggeriscono l'uso di G. frondosa e H. erinaceus come alimento funzionale per prevenire l'invecchiamento e i disturbi legati all'età, supportando ulteriormente le proprietà di questi funghi medicinali. Attualmente gli studi sono rivolti ad approfondire i meccanismi molecolari attraverso cui essi svolgono la loro funzione neuroprotettiva.
I funghi giocano anche un ruolo cruciale nel mantenimento dell’integrità dei cromosomi (capacità di impedire riarrangiamenti cromosomici quali le fusione end-to-end e la formazione di cromosomi ad anello e dicentrici) e nell’assicurare una fedeltà replicativa.
I telomeri sono un orologio molecolare per il ciclo vitale delle cellule (Wright & Shay, 2001).
Ad ogni ciclo cellulare una parte della sequenza telomerica viene persa (da 50 a 200 bp ogni ciclo di replicazione) a causa del problema della replicazione terminale (Watson 1972).
Il progressivo accorciamento dei telomeri agisce come un orologio interno che determina il numero di divisioni che una cellula può effettuare nel corso della sua vita e quindi controlla il processo dell’invecchiamento cellulare (Olovnikov 1971). Il numero di divisioni cellulari possibili per una determinata cellula è definito “Limite di Hayflick” (Hayflick 1965). Il tasso di erosione dei telomeri è influenzato, oltre che dalla capacità proliferativa e dal sistema di mantenimento dei telomeri stessi, dal microambiente cellulare, da infiammazione, stress ossidativo, radiazioni e infezioni.
La riduzione della lunghezza dei telomeri porta ad arresto della proliferazione, a senescenza e apoptosi cellulare. La maggior parte dei tumori compensa l’accorciamento dei telomeri riattivando la telomerasi, l’enzima che può ricostruire i telomeri. Tale riattivazione comporta immortalizzazione cellulare mantenendo le cellule tumorali in grado di replicare indefinitamente bypassando il limite di Hayflick.
La Telomerasi è essenziale per il funzionamento delle cellule in rapido sviluppo, come quelle embrionali e quelle staminali, che devono rimanere vitali per tutta l’esistenza. Nelle cellule adulte normali la telomerasi invece è disattivata e i telomeri lentamente si accorciano, scandendo così il tempo massimo di vita della cellula. Nelle cellule trasformate la telomerasi viene riattivata, donando loro una devastante immortalità.
Funghi medicinali come CORDYCEPS spp e GANODERMA LUCIDUM sono in grado di ridurre l’espressione genica della telomerasi riducendo proliferazione e vitalità cellulare ( Dott.ssa Stefania Cazzavillan).
Una caratteristica importante del Cordyceps è la presenza di antiossidanti. Gli antiossidanti sono molecole che proteggono le cellule dai danni causati dai radicali liberi. I radicali liberi sono prodotti durante il normale metabolismo del corpo, ma un eccesso di questi può causare stress ossidativo e danneggiare le cellule, contribuendo all’invecchiamento precoce e allo sviluppo di malattie croniche. Gli antiossidanti nel Cordyceps aiutano a neutralizzare i radicali liberi e a ridurre lo stress ossidativo, preservando la salute cellulare e promuovendo un invecchiamento sano.
Il Ganoderma Lucidum può essere considerato come agente antinfiammatorio e immunomodulante, insieme alle proprietà anti- angiogeniche, antiossidanti, neuroprotettive e antitumorali. Inoltre, il marcato trofismo per il tessuto nervoso lo rende una risorsa importante per contrastare l'invecchiamento dell’individuo.
FONTE: //www.ausl.bologna.it/seztemi/alimentazione/integratori/integratori-e-invecchiamento
Vedi anche:
· //www.youtube.com/watch?v=K9Q4N-W78Ow
· //www.youtube.com/watch?v=8BVQxVwbpng&t=5s
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//www.erboristeriarcobaleno.it/micoterapia-linea-spagnola/