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Rubare per fame è reato?

La Suprema Corte di Cassazione con sentenza n. 12860/2019 ha stabilito che chi ruba per fame commette reato.


Nel febbraio 2015 la Corte di Appello di Genova condannò l’immigrato senza fissa dimora che, in preda alla fame, si presentò alla cassa del supermercato per pagare solo una confezione di grissini nascondendo in tasca i wurstel e due porzioni di formaggio.



La Corte di Cassazione un anno dopo ne stabilì l’annullamento, su ricorso del procuratore generale della Corte di Appello di Genova perché che sosteneva che siccome l’imputato era stato fermato sul punto di uscire dal supermercato dal vigilante, non aveva compiuto il furto.



La Cassazione in quella circostanza ritenne che l’evento non rappresentava un tentativo, ma un furto compiuto, l’uomo infatti aveva in tasca la refurtiva. Tuttavia l’impossessamento della merce era avvenuto in stato di necessità e gli Ermellini decisero di annullare la decisione del Tribunale di Genova.



La successiva sentenza è arrivata per portare chiarezza su un tentato furto aggravato nei confronti di una donna che aveva sottratto formaggio da un supermercato, come lei stessa aveva dichiarato, per rivenderlo e trarne profitto per provvedere alle sue esigenze.



L’imputata, condannata dal Tribunale di Cosenza a scontare un anno di reclusione e a pagare € 300,00 di multa, è ricorsa in Cassazione contestando lo “stato di necessità” e la mancata sussistenza della pubblica fede, e richiedendo la riqualifica del fatto come furto semplice.



La Cassazione ha rigettato il ricorso della donna, ritenendo che la povertà da sola non è più sufficiente a giustificare il furto di cose esposte alla pubblica fede, che resta quindi un reato contro il patrimonio.



Per le esigenze delle persone indigenti esistono appositi istituti di assistenza, che provvedono ad alimentare i bisognosi e forniscono ogni genere di sostegno possibile.