La ritenzione idrica proposta da un altro punto di vista
La scorsa estate, durante una giornata afosa e calda, in una bellissima spiaggia di Palma de Mallorca, notai un ragazzo piuttosto abbronzato che prendeva il sole, all’inizio addirittura con delle scarpe da ginnastica poi senza. Era molto sudato, ma appariva assolutamente tranquillo, sereno e non affaticato. Dopo essersi preso la tintarella da supino, decise di girarsi prono, e solo gli amanti dell’abbronzatura a tutti i costi sanno cosa vuol dire, quando fa un caldo torrido, prendere il sole con la pancia in giù; in seguito aprì lo zaino che aveva con sé e prese un libro da leggere. Lo guardai e quasi lo invidiai, domandandomi come diavolo facesse a leggere così pacato e pacioso quel libro, in quelle condizioni ambientali, a parer mio, estreme. Erano all’incirca l’una del pomeriggio. A fianco del ragazzo, vi era una coppia di tedeschi verosimilmente trentenni piuttosto irrequieti ed insofferenti, tant’è vero che, nonostante creme idratanti varie, ombrellone e drink, non facevano altro che sbuffare e soffrire del gran caldo. Per completezza riferisco che il ragazzo aveva un bel fisico scolpito e senza un filo di grasso, mentre la simpatica coppia di alemanni era parecchio in soprappeso.
Ora, chiaramente non conosco né i loro comportamenti, intendo di tutti e tre i protagonisti di questa storia, e né il loro grado di adattabilità (“ flessibilità agli avvenimenti della vita ”) in altre situazioni diverse dalla spiaggia, ma dentro di me sono riaffiorati confermati gli studi e il pensiero degli ultimi anni.
Il ragazzo si sentiva perfettamente a proprio agio, a casa, addirittura concedendosi una rilassante lettura. I coniugi invece decisamente no. Apparivano come dei pesci fuor d’acqua, sicuramente non a proprio agio e la spiaggia, in quanto tale, non era di certo assimilabile a casa loro.
Concludendo, secondo il punto di vista del sottoscritto, e tenendo conto che i tre soggetti, interpreti di questo piccolo racconto, erano più o meno coetanei, il tizio abbronzato molto probabilmente si adatta e ambienta agevolmente in tanti contesti ed in circostanze eterogenee; mentre i tue germanici ahimè no, forse neanche a casa loro, intendo dire all’interno delle mura domestiche.
A suffragio di ciò che dico e rivolgendomi al lettore o alla lettrice interessata a documentarsi, invito quindi chiunque ad approfondire gli studi del dott. Hamer, illustre medico tedesco, scopritore delle cinque leggi biologiche e fondatore della Nuova Medicina.
In ormai 15 anni di professione, devo dire molto serenamente che le convinzioni e i teoremi appresi ad inizio carriera non riescono più ad appagarmi, ad accontentarmi, a soddisfarmi. Nel corso degli anni vi sono sempre più persone in soprappeso e l’obesità di 3° e 4° grado è in forte ascesa, soprattutto nei paesi industrializzati. Se funzionassero tutti quei rimedi descritti nell’articolo “Panoramica generale”, ci troveremo di fronte a ben altri dati statistici.
La storiella di inizio articolo descrive e riassume in maniera semplice, colorata e infantile, ma chiara, le più recenti scoperte nel campo delle obesità. Se l’obesità di 1° grado è un soprappeso leggero, purtroppo l’obesità di 4° grado indica un sovrappeso molto più importante e radicato . Ma i meccanismi che determinano ciò sono gli stessi, ovviamente con tempi e intensità diverse!
Nella descrizione di seguito, della sintomatologia di un obeso tipico “ profugo ”, scopriamo che alcuni sintomi caratteristici risultano essere i medesimi in tutte le gradazioni di obesità, ma di entità diverse. Difatti riconosciamo:
Ø un certo grado variabile di ritenzione idrica generalizzata apprezzabile alla vista e al tatto in tutto il sottocutaneo: l’individuo appare da moderatamente “gonfio” a nettamente soprappeso, obeso. Alcune parti del viso o del corpo possono essere più gonfie di altre in rapporto a situazioni più o meno patologiche pregresse o contingenti (es: palpebre, il collo, l’addome, le caviglie, ecc…). Al tatto la pelle mantiene tipicamente a lungo l’impronta digitale manifestando così l’imbibizione tissutale di una notevole quota idrica;
Ø un certo grado variabile di strabismo divergente dell’occhio omolaterale al rene interessato alla ritenzione idrica, ma non preoccupante in nessun grado di obesità;
Ø un certo grado variabile di “costernazione”.
A livello psichico la sintomatologia contiene maggiori sfumature, ma non è difficile notare, in un certo grado variabile, la difficoltà a relazionarsi con il proprio corpo e con l’ambiente circostante. La persona obesa, con intensità diverse, si sente, in una o più circostanze e ambienti, come un pesce fuor d’acqua. Si ha anche timore di rimanere senza cibo (carestia).
Di certo, non fanno altro che aggravare questa situazione epidemiologica i modelli e gli stereotipi proposti dai media , dove, se una donna non possiede una taglia 42, è difficile che si possa considerare bella e attraente. Ciò può determinare delle svalutazioni di sé anche molto violente e drammatiche, indice di problematiche tissutali connesse come ad esempio la cosiddetta cellulite.
Tutto questo lo possiamo verificare su noi stessi o sulle persone che ci circondano, in qualsiasi momento. E’ simpatico scorgere e notare le diversità comportamentali e caratteriali tra i nostri conoscenti magri e quelli più paffuti. Molto più difficile invece, risulta scoprire grandi differenze tra parenti e famigliari stretti……
Fondamentalmente, in linea di massima, l’organismo di una persona sana e perfettamente normotonica introduce, digerisce, assimila tutto ciò che viene ingerito (solido e liquido), non trattenendo ciò di cui non necessita. Conseguentemente, tramite l’escrezione sia solida che liquida, mantiene un equilibrio perfetto, come lo è la natura di cui noi esseri facciamo parte a pieno titolo.
Considerando che nelle obesità di tutti i gradi, il 90% è ritenzione idrica, mentre il restante 10% riguarda l’accumulo di grasso superfluo, potrebbe divenire molto semplice, ma immediato, scoprire la causa di tale stasi idrica. Il difficile non è capire, ma escogitare la strategia vincente. Difficile, ma non impossibile direi! Diventa ora determinante la motivazione e la forza della scelta della persona che soffre di tale patologia. Famiglia e ambiente devono convergere sull’obiettivo finale.
Anatomicamente parlando quindi, il problema principale deriva dall’espansione del volume extracellulare, effetto diretto della ridotta escrezione di acqua e sodio. Da recenti studi, si dimostra che l’organo interessato al meccanismo della ritenzione idrica risiede nel rene, ovvero è la porzione terminale del nefrone: il tubulo collettore .
Dalla convergenza di più tubuli collettori si formano i dotti collettori . Essi, secondo quanto si deduce dalla relativa innervazione nel tronco cerebrale, sono chiaramente di origine endodermica embrionale (foglietti embrionali), raffrontabile ad una forma specializzata di epitelio digerente a funzione assorbente. Tali dotti discendono lungo la corticale in fasci paralleli chiamati raggi midollari, che si riuniscono progressivamente nella midollare per formare i grandi dotti di Bellini; questi ultimi si aprono all’apice delle papille renali per scaricare l’urina nel sistema dei calici renali.
In condizioni di “ normotonia ”, di tutta la quantità di urina primaria prodotta, circa 150-180 l./giorno, il 99% circa dell’acqua viene riassorbita e ricondotta al circolo ematico tramite i vasa recta , lasciando defluire nel sistema dei calici renali circa 1500-2000 ml./giorno di urina. Un litro e mezzo, due di urina al giorno indica la perfezione. Anche il lettore può tranquillamente valutare da sé questo importante parametro. Senza questo dato non è possibile iniziare nessun progetto di dimagramento serio. Personalmente non inizio nessun nuovo progetto di dimagramento, senza che il cliente mi riporti questo dato relativo a più giornate; in alcuni casi richiedo anche la settimana intera.
E’ infine importante rispettare quindi il proprio corpo, tramite il proprio fabbisogno conscio e inconscio quotidiano. Se il nostro organismo è perfettamente in normotonia, forte ed energico, possiamo mangiare e bere poco o tanto che non cambia molto. Gli eccessi quasi non si notano. Chi di noi non ha un conoscente che mangia e beve tanto, ma non accumula nulla? Chi di noi invece ha un conoscente a cui basta “respirare” per ingrassare. Questo esempio riguarda un organismo non in perfetta normotonia, con problemi, di vario grado, esistenziali o affini connessi. In questo caso gli eccessi alimentari e idrici possono causare dei veri disastri estetici!
E’ luogo comune, soprattutto in estate, bere forzatamente tanta acqua o addirittura gli integratori idrico-salini, perché altrimenti ci si disidrata…. Non c’è niente di più macroscopicamente errato. Una persona che rispetta il proprio corpo, durante quei periodi un po’ così, i cosiddetti periodi no o quant’altro, se ha sete beve e se non ha sete non beve. Quando si ristabilirà un certo equilibrio ci si potrà nuovamente concedere qualcosa in più. In realtà, non è fonte di sacrificio il non bere quando non si ha sete oppure il digiunare, anche per alcuni giorni, quando non si ha fame…no?
Dott. Lorenzo Girodo