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ANORESSIA NERVOSA A TERNI (TERNI)

Ormai il termine Anoressia Nervosa (AN) è conosciuto e molto, o forse troppo, familiare.
Voglio centrare l'attenzione non tanto sulla ragazza anoressica, ma sui familiari e sulla difficoltà di gestione di questo disturbo.



Il Disturbo Alimentare di tipo restrittivo come l'AN è molto invalidante sia per chi ne soffre che per le persone che le sono vicine, diventa come un ospite in famiglia e difficilmente si riesce a mandare via con le buone maniere.
Inizialmente è ben accetto, perché fa ritrovare la serenità, ma poi improvvisamente diventa un nemico in casa che porta via tutto quello che avevate costruito di buono.
Tutta la famiglia (oltre alla ragazza/o) si concentra e vive intorno a tale compagno d'avventura.

Cosa si può fare ?

Bisogna innanzitutto avvicinarsi, conoscerlo e capire i suoi punti deboli per poi cacciarlo, prima dalla famiglia poi dalla ragazza/o.
Con quali tecniche o comportamenti è difficile spiegarlo perché è molto soggettivo, ma l'importante è non continuare a colludere con la malattia, che altrimenti rischia di acquisire sin troppo potere all'interno della famiglia e nella quotidianità di essa.


Ripensate a come eravate , di cosa parlavate e come vi comportavate, poi provate a ritornare a quel pensiero, emozione e comportamento.


Sicuramente è molto difficile e servirà un aiuto esterno di un terapeuta familiare esperto in AN e Disturbi del comportamento alimentare, che potrà insieme a voi capire i modelli relazionali della vostra famiglia e quelli che si sono innescati come conseguenza della malattia, e potrà riflettere insieme alla famiglia sul modo di disinnescarli e superare a livello relazionale e familiare il tutto, poi certo c'è la parte individuale del disturbo, chi ne soffre ha bisogno di un aiuto anche individuale.

Come fare a convincere una ragazza con AN ad andare da uno specialista?

Secondo me la parola d'ordine è SINCERITA'.
Bisogna essere sinceri, spiegare la propria preoccupazione e far capire alla ragazza che proprio in quanto è malata alcune cose non le vuole vedere e ha tanta paura di affrontarle, ma più tempo passa e più le cose peggioreranno, la malattia può diventare cronica e dopo è veramente tanto difficile gestirla.
A volte i genitori mi dicono “mia figlia non vuole venire” ed io rispondo dicendo “ma se sua figlia si rompe una gamba, lei le chiede se vuole andare a farsela ingessare oppure ce la porta senza fare tale richiesta?”.



Sicuramente in un secondo momento c'è la necessità del consenso per proseguire un certo percorso, ma inizialmente in particolare in queste situazioni sono i genitori a dover prendere in mano la situazione.


Fonte: terninrete


link: www.terninrete.it/terni/rubriche.asp?HL_CATEGORIA_ID=1043