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Il ciclo del contatto della Gestalt



IL CICLO DEL CONTATTO DELLA GESTALT



L’assunto fondamentale della teoria della Gestalt sta nel concepire l’organismo come un tutto coerente: il tutto è più della somma delle sue singole parti. Lo stesso Perls lo definiva come “un tutto in stretta interdipendenza, non solo delle diverse parti tra loro, ma con l’ambiente e con l’universo intero” (Giusti, Rosa, 2002).


Tale teoria prende spunto dall’olismo. Il termine “olistico” deriva dalla parola greca “ holós” che significa “intero”. L’olismo nasce come una filosofia che vede l’organismo nella sua interezza, dove mente e corpo costituiscono le due facce di un’unica entità. Sottolinea, inoltre, la responsabilità del singolo individuo nel raggiungimento e nel mantenimento del benessere nella propria vita.


La psicologia della Gestalt si riallaccia a questa corrente filosofica, cercando nell’integrazione delle dimensioni: sensoriale, affettiva, sociale e spirituale la felicità e serenità dell’essere umano. Questo avviene attraverso un processo all’interno del quale il singolo individuo assolve un ruolo centrale, dove cioè il terapeuta lo aiutano nel complesso cammino della propria conoscenza interiore, spingendolo “soprattutto a meglio conoscere e accettare se stesso così com’è, senza più sentire il bisogno di cambiare per conformarsi ad un modello di riferimento esplicativo e idealizzato che esso sia, individuale o sociale, interiore o esterno, filosofico, morale, politico o religioso. Essere ciò che sono prima di essere in qualsiasi altro modo, è questa la teoria paradossale del cambiamento” (A.S.P.I.C.).


“Essere ciò che sono”, può significare molte cose, ma ciò che la teoria della Gestalt intende è l’integrazione delle molti parti che compongono il nostro Sé, ossia l’integrazione degli opposti, di quelle parti di noi, cioè, che ancora non conosciamo, ma che da sempre abbiamo cercato di cancellare o insabbiare nel nostro incoscio.


I bisogni e le aspirazioni svolgono un ruolo primario nelle scelte di vita, e l’ascolto di tali spinte all’azione sono la base del vero contatto di cui la Gestalt ci parla tanto. “Il contatto è l’umore vitale della crescita, vuol dire cambiare se stessi e l’esperienza di sé nel mondo” (Polster & Polster , 1986). Per “contatto” si intende, inoltre, “un’interconnessione tra emozione, sensazione e movimento” nel cui “processo risiede la spinta insostituibile che consente alla persona di crescere e di essere sostenuta nei momenti più significativi della sua esistenza” (Giusti, Rosa, 2002). Il contatto diventa per cui l’essere in prima persona protagonisti di ciò che ci sta succedendo: fare piena esperienza di ciò che siamo nel qui e ora. Nella relazione con l’altro “il contatto umano”, diventa, “l’incontro, in un clima di intimità, di due o più individui i quali riconoscono e portano rispetto innanzitutto per la loro ‘umanità’, cioè per la loro essenza e per il loro valore” (Baiocchi, Toneguzzi, 2002). Si sente, quindi, come il contatto sia per ogni essere vivente qualcosa di vitale: un modo insostituibile di realizzare la propria crescita individuale e di gruppo.


L’essere in contatto con le proprie sensazioni e i propri bisogni del momento non è sempre così facile ed immediato così come se ne parla. Infatti ci sono diverse fasi che precedono e che seguono la fase del “pieno contatto”, e che vanno sotto il nome del ciclo della Gestalt . Diversi autori si sono occupati di definire tale ciclo, definendolo anche “ciclo di gratificazione dei bisogni” oppure “ciclo del contatto-ritiro”. Polster, per esempio, l’ha suddiviso in otto tappe (emergere del bisogno, espressione, conflitto interiore, definizione, impasse, acme, illuminazione, riconoscimento); Zinker ne elenca sei (sensazione, presa di coscienza, mobilitazione dell’energia, azione, contatto, ritiro), mentre Katzeff ne aggiunge una settima a quelle di Zinker, ossia il post – contatto.


Noi faremo riferimento a quest’ultima suddivisione, in quanto ci sembra la più completa e quella che più si rifà ad una concezione fenomenologica dell’esperienza nel qui e ora.


Ogni ciclo prevede:


  • “percezione della sensazione” : siamo ancora in uno stato di parziale inconsapevolezza di ciò che ci sta succedendo internamente;
  • “presa di coscienza” : cominciamo ad avere una più ampia consapevolezza del nostro stato e della situazione che si è venuta a creare in noi e fuori di noi;
  • “mobilitazione dell’energia” : abbiamo una chiara rappresentazione del problema (o della situazione) sul quale ci rendiamo conto di dovere o di voler far qualcosa per cambiarlo;
  • “azione consapevole” : la nostra consapevolezza comprende ora anche l’obiettivo sul quale dirigere il nostro cambiamento. Si ha qui la mobilitazione delle energie per mutare concretamente la situazione iniziale;
  • “contatto” : siamo immersi nell’essenza stessa dell’esperienza di pieno contatto del cambiamento, dove l’intera nostra persona si trova ad un’elevata intensità di sensazione ed emozioni che ci vedono protagonisti nel mutamento
  • “post-contatto” : è la fase in cui il cambiament è già avvenuto o si sta concludendo, e noi ci troviamo in un nuovo stato, dove l’emozione che lo aveva caratterizzato nello stadio precedente sta ritrovando il suo equilibrio. Le nuove sensazioni sono tutte da vivere e scoprire con un senso di benessere sottostante che gratifica lo stare in questo nuovo stato;
  • “riposo” : questo è lo stadio in cui si verifica come una pausa delle nostre prese di coscienza ed emozioni. Siamo momentaneamente a riposo e, allo stesso tempo, in attesa di atri stimoli.
  • La conclusione o chiusura di ogni ciclo porta ad una modificazione del Sé della persona. Esso torna ad uno stato di tranquillità (riposo) iniziale, ma con una pienezza e unità nuova e diversa, pronto ad iniziare un nuovo ciclo appena un altro bisogno emerge. Si ha, cioè, un cambiamento di quella che sarà la percezione ed immagazzinamento futuro delle sensazioni, delle emozioni e delle informazione provenienti dall’esterno o dall’interno dell’organismo. Il cambiamento diventa, per cui, una conseguenza integrante all’esperienza di contatto.


    Nella teoria della Gestalt il ciclo del contatto-ritiro viene utilizzato principalmente per spiegare e identificare le diverse patologie psicologiche. Infatti, in base alla localizzazione in cui si è verificato l’interruzione del contatto o dell’esperienza si andranno ad analizzare le diverse disfunzionalità psichiche.



    scritto da Michela Roman. E' vietata la riproduzione anche parziale del testo.