Sei in: Articoli: La Famiglia:

I valori e la storia che sostengno la famiglia



I VALORI E LA STORIA CHE SOSTENGONO LA FAMIGLIA



I valori sono diventati oggi un argomento estremamente delicato da affrontare. Nessuno sembra più sicuro di cosa essi vogliano significare: ci si perde e spesso ci si domanda se ancora oggi abbia un senso parlare di “valori universali” o se sia un qualcosa che appartiene al nostro passato.


Una cosa è certa, i valori si sono modificati: arrendendosi alla maestosità del progresso e dei suoi inventori, sembrano essere diventati i nostri più accaniti fantasmi.


Ciò che la nostra società ha creato e subito, dalla rivoluzione industriale ad oggi, ha sicuramente influito sul nostro modo di interpretare e vivere il mondo. Il mutamento è avvenuto per gradi arrivando al suo apice. Abbiamo, infatti, una società in cui i valori principali di vita si fondano sulla egocentricità delle persone, dove niente ha significato se non perché intriso di potere e ricchezza. Gaetano Mollo parla di “valori egocentrici”, riferendosi ai “valori dell’apparenza, quelli facilmente acquisibili, perché assumibili come immagine, quelli che non richiedono l’impegno assiduo dell’essere che ricerca la propria autenticità, quelli dettati dalla fretta di apparire” (Mollo, 1996). L’interesse primario diventa, in questo modo, l’avere a discapito dell’essere, come lo stesso Fromm ha illustrato, nel suo omonimo libro.


Tutto ciò ha influito sul nostro stesso modo di educare e di intendere il senso di famiglia. Quest’ultima, si è infatti ristretta e modificata nel giro di neanche 50 anni. Le famiglie sono molto cambiate e con esse anche la loro stessa composizione interna e i compiti che accompagnano ogni suo membro. Oggi, infatti, anche la donna è costretta ad uscire dal proprio nucleo familiare per provvedere, insieme al marito, al sostentamento della prole. Tutto questo ha provocato degli squilibri e confusioni di ruoli nella società, che ancora oggi stentano a trovare una dinamicità fluida e complementare. Ma tralasciando le polemiche sociali sui ruoli maschili e femminili nel mondo del lavoro, preferisco qui occuparmi del sistema familiare e di come certi ruoli e compiti non dovrebbero, a mio avviso, mutare o rincorrere le mode, al fine di salvaguardare l’equilibrio e il benessere dell’intera dinamica strutturale che sostiene la famiglia.


Spesso si sente dire che un tempo i genitori erano più concentrati alla conquista del benessere della famiglia e della prole come qualcosa di prioritario e indivisibile dal proprio benessere personale. Si dava, cioè, molta più importanza al valore dell’unione di gruppo e al senso di protezione che da esso ne derivava. Io, a tal proposito, non credo che questo bisogno sia mutato, e tanto meno scomparso dal dna dell’umanità. Purtroppo è diventato molto più difficile mediare tra i nostri più profondi bisogni umani e i bisogni che la società ci condiziona ad apprendere e ci impone di soddisfare, proprio perché, mai come oggi, i mass media e la società che ne fa capo, sono così assidui e martellanti nell’imporci la loro “politica” sui bisogni umani.


I valori stessi della famiglia sono andati un po’ in confusione, scontrandosi tra mille paradossi e incoerenze. Ne è un esempio il fatto che la nostra continua ricerca di educare i figli alla reciprocità, all’amore per il prossimo, all’onestà,… è una ricerca, sì ricca di concetti, ma puramente teorici, vivendo in una società che ci propone, come trampolino di lancio, un’educazione scolastica dove la competizione tra pari e il valore del potere (gli insegnati sugli alunni) diventano i compagni di gioco dei nostri figli cosa, che di certo, non infierisce positivamente sui loro stati d’animo, provandogli frustrazione e incomprensione di fronte a tanti e contradditori messaggi. Come possiamo, quindi, fare in modo che certi valori continuino ad essere tramandati da una generazione all’altra?


Per prima cosa va ricordato che i valori non sono da identificare come degli oggetti indistinti da poter spostare o ereditare come meglio si crede, sarebbe troppo facile e non confacente alle potenzialità che il genere umano possiede. I valori non sono spariti dalla faccia della terra e non appartengono tanto meno solo a certi tipi di persone: essi sono parte integrante di ognuno di noi, ma sta a noi prenderci la responsabilità di ascoltarli e estrapolarli dalle nostre esperienze.


Essi, infatti, costituiscono i nostri ideali, comportamenti e punti di riferimento da cui si dirama e si espande la nostro stessa personalità. Senza di essi la nostra vita rimarrebbe piatta e senza senso, proprio perché grazie alla possibilità di guardare e sperare in un futuro diverso dal presente potremmo trovare quella spinta ed energia che ricarica i nostri animi arricchendoli di nuove sensazioni, piacevolezza e gratificazione di stare al mondo.


La famiglia può e rimane l’unico vero trampolino di lancio verso l’acquisizione e l’integrazione progressiva di quelle esperienze di vita che possono riempire di significato la vita di ognuno di noi. Ed è infatti entro di essa che il bambino può imparare per la prima volta significati di unità, stabilità, cooperazione, fratellanza e amore. Ma il rispetto e la coerenza di fare in modo che tutto ciò passi alle generazioni future non sta nel trovare una modalità funzionale di impartire e indottrinare i fanciulli di oggi ad aderire a delle regole statiche e rigide, perché, sarebbe l’unico modo destinato a fallire miseramente, in quanto i valori sono entità estremamente sensibili e personali, che nessuno stampo riuscirebbe ad imprimere il proprio marchio sulla stoffa trascendentale dell’umanità.


Sarà solo attraverso l’esperienza che l’individuo potrà estrapolare i significati che meritano di essere coltivati e perseguiti nel nome della propria esistenza. E sarà in questo modo che potremmo avere individui diversi gli uni dagli altri, dove dalla loro diversità imparare ad assaporare le mille sfaccettature che il mondo è in grado di offrire loro e dal cui incontro generare e ampliare i vari modi in cui è possibile esplorare e assaporare la vita in tutta la sua profondità e bellezza.


Ma per intraprendere tale percorso c’è bisogno di molto amore e fiducia in se stessi e una capacità profonda di comprendere e accettare con immensa umiltà sia il proprio destino che le persone che intorno a noi formano il nostro ambiente di crescita e sviluppo. Ed è proprio all’interno del contesto familiare che l’educazione alla profondità dell’essere può essere coltivata ed iniziata, in un ambiente “dove i sentimenti possono venire espressi, dove il senso dell’altro possa venire apprezzato, dove l’apprendimento venga concepito come esperienza di vita comunitaria” (G. Mollo, 1996).


L’educazione ai valori, ha per cui la finalità di elevare ed intensificare la possibilità di fare esperienze dirette con tali valori, in un contesto che permetta la libertà di scegliere sulla propria pelle e sensibilità d’animo a quale tipo di valore aderire e far proprio, in un gioco di modellamento ed influenzamento reciproco in cui il valore e la stessa personalità del singolo possano divenire un’unica forza interiore e cardine di futuri ideali e scopi di vita.


La responsabilità della famiglia sta, a questo punto, nel rendere possibile ai figli tutto questo offrendogli esperienze dirette di amore, condivisione e reciprocità in modo che essi abbiano valori sensati a cui ispirarsi e dirigersi con piena libertà nella scelta di essi. “Si tratta”, infatti, “di concepire l’approccio ai valori come dimensione di sviluppo della soggettività, dato che solo nell’interiorità avviene e si configura la scelta di vita” (Mollo, 1996). Con questo voglio anche sottolineare quanto importante sia fidarsi dei nostri figli, lasciandogli quella libertà di scelta, che gli permetta di dirigersi verso l’indipendenza e l’autonomia dei pensieri e dell’essere anche se ciò significa lasciare che si spostino, momentaneamente o meno, dai valori che per noi occupano il gradino più alto della scala. Molto spesso, però, ho notato nella mia esperienza quanto questa fiducia sia molto difficile che venga data, come se fosse immagazzinata l’idea che la natura umana abbia come caratteristica la malignità e cattiveria delle sue azioni. Questo è molto triste e purtroppo destinato a generare proprio quella insipidezza e frustrazione che vediamo negli occhi dei giovani di oggi, che insicuri e staccati dalla loro essenza cercano disperati un modo alternativo di sentire la vita scorrere nelle proprie vene. Oggi come oggi la stessa famiglia si trova in crisi e in astinenza da valori, ma non perché non ne abbia, ma perché non ha la fiducia necessaria per poterli riconoscere e valorizzarli come tali. Il progresso ci ha spostato i riferimenti che avevamo, proiettandoci nel materialismo e nella superficialità e individualità dei rapporti: oggi “la divisione del lavoro e una distribuzione della conoscenza amplificata e velocizzata, ci siamo visti proiettare non più su un unico mondo comune, ma su una moltitudine di realtà, dove ogni individuo può fare la propria scelta e dove può condurre vite diverse e contrastanti rispetto a un suo simile” (Roman, 2002), arrivando, in questo modo anche alla rottura della famiglia, dove i bisogni che vengono maggiormente valorizzati sono quelli del singolo a discapito di quelli del gruppo.


Quindi non possiamo pretendere di avere una famiglia perfetta, una realizzazione professionale soddisfacente, un marito o moglie amorevoli, figli conformi ai valori che abbiamo in mente e dei parenti felici e contenti ogni volta che ci vedono arrivare. Purtroppo la vita ci ha da sempre costretto a fare delle scelte responsabili, legate a dei prezzi da pagare qualsiasi cosa decidiamo di fare e di percorrere. Con l’andare del tempo ci siamo dimenticati di fare queste scelte e con esse l’assunzione di responsabilità che ne sta dietro. Se scegliamo di avere una famiglia e dei figli, non possiamo poi pretendere che tutto proceda senza il nostro stare e vivere all’interno di essa, proprio perché è la nostra presenza che definisce il contesto di valori e modi di comprendere il mondo che ogni bambino necessita per crescere bene.


Se la conoscenza di noi stessi e di ciò che siamo spesso ci aiuta ad orientarci verso mete e stili particolari e originali, ciò che ci può aiutare maggiormente è la comprensione di far parte di un sistema familiare allargato e generazionale, dove la storia e i nostri avi fanno da sfondo al nostro divenire. Dalla comprensione e accettazione delle vite e dei destini che hanno accompagnato i nostri antenati e noi stessi, confermeremo l’appartenenza al sistema e permetteremo la messa in atto di un equilibrio ordinato rispetto ai ruoli e ai compiti che i nostri posti occupano in quel preciso momento all’interno del contesto familiare.


La famiglia ha per cui bisogno di ritrovarsi, ricercando all’interno della propria storia le origini e il passato che ne hanno permesso la nascita e la stessa vita, formando ora la base e la cornice di fondo dove attingere forza, stabilità e unione al suo divenire. È in questo modo che i valori non diventeranno i nostri fantasmi, ma attraverso l’interessamento, l’ascolto, l’accoglienza e la ricerca di essi, potremmo vederli nella loro vera veste: non qualcosa di immodificabile, statico ed estraneo al nostro modo di essere, ma facenti parte delle nostre stesse esperienze di vita.


La famiglia ha una responsabilità educativa molto importante, atta a salvaguardare il benessere psico-fisico dei propri figli. In quanto luogo protettivo di crescita, è il primo ambiente dove il bambino può sperimentarsi e apprendere i comportamenti e le espressioni che meglio lo inseriranno nel mondo: è, infatti, “nell’intimità familiare che impariamo come dobbiamo sentirci riguardo a noi stessi e quali saranno le reazioni degli altri ai nostri sentimenti” (Goleman, 1995). Il primo passo della famiglia, quindi, verso un’educazione ai valori è quella di offrire un ambiente che possa trasmettere un senso di coesione e di unità, dalla quale partire e sentirsi sempre protetti anche quando, una volta adulti, si opterà per un distacco definitivo e maturo dalla propria famiglia d’origine.


Nell’avvio verso tutto questo è fondamentale partire da presupposti e premesse solide, dalle quali sostenere ciò a cui crediamo, permettendo, allo stesso tempo, la messa in discussione delle stesse, al fine di verificare e ricercare sempre e comunque un senso sempre più profondo e confacente al nostro modo di essere e camminare verso la vita.



scritto da Michela Roman. E' vietata la riproduzione anche parziale del testo.