Impotenza maschile: da dove viene e come curarla
Impotenza maschile: da sempre grande spauracchio della mascolinità, l’impotenza sessuale psicologica è conseguenza della morale e dell’idealizzazione che specialmente in passato hanno influenzato il modo maschile di guardare al sesso e alle donne. La buona notizia è che si può curare. Vediamo come.Quando parliamo di impotenza maschile , parliamo di inconscio smarrito .
Se infatti dividiamo il pensiero in “coscienza” e “inconscio”, ci troviamo a definire l’impotenza come una sorta di “frustrazione” della coscienza . La parte conscia del pensiero, cioè, vive uno stato di mancata autorizzazione al piacere.
Per riuscire a “farcela”, la coscienza è costretta dunque a farsi prepotenza . In altre parole, il soggetto viene messo in difficoltà da una coscienza inibita: troppa teoria, troppa morale, troppe idealizzazioni!
Manca il pensiero critico, ovvero l’unica forma di pensiero sano, non patologico, potente .
Il pensiero che può perché sa di potere e sa dunque autorizzarsi all’ottenimento ciò che desidera. Il pensiero è infatti legislatore del corpo. Se il pensiero è patologico, il corpo stesso ne risente.
In assenza di cause fisiche, l’impotenza maschile è prima di tutto impotenza del pensiero.
La storia dell’essere umano è la storia di una specie che ha ridotto il pensiero all’impotenza.
Ce lo ha insegnato Sigmund Freud.
Freud ci spiega infatti come all’interno della nevrosi i sessi vengano sottomessi a un regime di comando (anche detto destinazione o compulsione), che utilizza il “devo!”.
Il devo ordina all’uomo che cosa può e che cosa non può fare, addirittura che cosa può non può desiderare. Un po’ come il Padrone fa con il “suo” cane, in quello che potremmo definire un quotidiano allenamento superegoico.
Come si cura l’impotenza?
La pulsione sessuale naturale è una pulsione sana.
Se non viene compromessa dal “devo!”, il soggetto rimane libero di esprimerla conservando la potenza naturale sia del pensiero che del corpo. Qualora invece il pensiero sia stato inibito dai diktat del “devo!” (“ devi essere bravo/a, bello/a, attraente, potente, ecc..” ) è necessario mettere alla porta quel Padrone dei sessi che si permette di comandare la pulsione: lo psicoanalista accompagnerà il soggetto nel riconoscimento di quel bimbo sano ancora non sottomesso dalla morale e dall’idealizzazione.
L’idealizzazione infatti, distrugge il rapporto, compreso il rapporto con la sessualità. Al contrario, il regime del rapporto, l’appuntamento profittevole con se stessi, ammette “libidicamente” e liberamente quel tocco sessuale che nulla causa e nulla proibisce.
L’espressione “rapporto sessuale” è una forzatura nevrotica della lingua. Come ripeteva Lacan, “non c’è rapporto sessuale”, c’è invece un rapporto di pensiero nella salute.
Il non volerne sapere è l’ignoranza coltivata con tenacia, se non con disprezzo, della coppia nevrosi-perversione, che è sempre stato lo scoglio nella storia delle culture.