Depressione: l'ombra che cade sull'io
Depressione è il termine con cui oggi la psichiatria definisce ciò che un tempo veniva chiamato melanconia . E’ un’ombra che cade sull’Io, come una specie lutto. Ma il lutto non è per la perdita di una persona, bensì per la perdita di un oggetto interno senza il quale il soggetto diventa incapace di vivere. Proviamo a capire meglio.Le forme depressive possono manifestarsi attraverso sintomatologie più svariate: un misto di angoscia , colpa ed inibizione.
La cosiddetta “depressione economica” di cui sentiamo continuamente parlare sui media, può aiutarci a comprendere che cosa significhi la depressione psicologica: il capitale scende, va in ribasso e le potenzialità precedenti appaiono esaurite .
Emerge così il senso di umiliazione, che contribuisce a mantenere nel soggetto la distinzione tra conscio ed inconscio. A impedirgli, cioè, l’accesso alla totalità di se stesso.
La depressione caratterizza una componente rilevante della psicopatologia. Per individuarne la lettura e la guarigione, Freud ha costruito la psicoanalisi , che permette di ricomporre quell’uomo che, nato sano, si ritrova depresso.
Per essere curata, la depressione va innanzitutto capita.
Ad oggi la maggior parte delle depressioni non viene ancora letta e compresa attraverso la chiave psicoanalitica: troppo spesso vi è la tendenza ad avvicinarsi alla malattia come se fosse di tipo medicale.
Ci rifiutiamo di accettare una dinamica semplice ed evidente: l’uomo parte sano da bimbo e tende via via ad ammalarsi.
Lo slittamento verso la patologia non avviene di colpo e per questo non è facile accorgersene. Tuttavia è sicuramente ben riscontrabile come nella prima fase delle nostre vite il “lavoro” non sia quella fatica che ci opprime da adulti, bensì un eccitamento verso la meta della soddisfazione, dove le relazioni sono sempre proficue e soddisfacenti: possiamo dire che il bambino lavori sempre. Non parliamo ovviamente di lavoro stipendiato a prezzo del proprio tempo, ma di quel lavoro che appartiene ad ognuno per diritto di nascita: l’ottenimento della soddisfazione attraverso la relazione con l’universo.
Per la persona che soffre di depressione è l’ingresso nella società a rendere il lavoro faticoso.
Man mano che il soggetto entra nel sociale, il lavoro diventa faticoso.
La società non favorisce, anzi appesantisce il lavoro che diventa scomodo, ingombrante, opprimente e a volte umiliante.
L’immobilità del pensiero, che si fa denso di pregiudizi, doveri che fanno capo al volere di qualcun altro e non del soggetto, la stagnazione dunque del pensiero stesso sono la fonte della psicopatologia.
In altri termini, nella psicopatologia l’individuo è assoggettato al regime di comando che dice “devi!”.
Ma l’uomo non è fatto per il “dovere”. L’uomo è fatto per il “volere”.
Per guarire dalla depressione è fondamentale recuperare l’accesso al piacere. Bisogna andare a riprenderlo da quel bimbo che aveva ben cominciato.
Il piacere non è un fatto naturale e scontato, occorre metterci il pensiero, un pensiero libero dai vincoli precostituiti. Un pensiero capace di giudicare: “mi piace / non mi piace”.