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Narcisismo: uno sguardo di approfondimento

Il narcisismo in quanto pulsione di autoconservazione è una componente di ciascun essere vivente.

A partire dalla differenza tra pulsioni sessuali e pulsioni dell’Io, Freud pone questa differenza come il motore che alimenta il moto del soggetto verso la soddisfazione.


La componente sessuale porta con sè una ulteriore differenziazione della spinta: una prevalentemente biologica e l’altra di piacere pulsionale e personale, volta a raggiungimento della meta. Le due spinte si intersecano tra loro con modalità differenti a seconda delle caratteristiche di ciascun soggetto.


Il movimento libidico avviene nella presa di coscienza del proprio pensiero, cioè nel saper valutare le possibilità nello scambio con l’altro.
Freud cita anche un passo di Heine:


Fu malattia ciò che mi diè
L’intimo impulso creativo.
Creando vidi che guarivo,
Creare fu guarir per me.


Riconoscere il proprio pensiero nella malattia per poterne trarre giovamento ed incontrare l’Altro uscendo dal proprio egoismo: ma Chi misura che cosa?
Solamente il soggetto nella valutazione del proprio star bene.


Con queste premesse si può affermare che il pensiero del soggetto si ammala quando viene privato nella riuscita del proprio principio di piacere. Privato da Chi?
Considerando che si può parlare di narcisismo solamente conoscendo la particolare storia del soggetto e perché ha dovuto intraprendere quella specifica strada che appartiene solamente a lei/lui, proverò a raccogliere alcune idee tratte dalla premessa fatta.


Il narcisista vive nell’impossibilità dello scambio con l’Altro.

Per un verso il/la narcisista, che potremo anche definire egoista, è malato perché possiede una mente con scarsa vivacità di pensiero, privo di grandi atti intellettivi. Vive nella difficoltà dello scambio e si riconosce sostanzialmente nel modello biologico dell’istinto in quanto gli permette di mantenere una posizione ossessiva costante nella sua banalità del credere, credere, credere…e difficilmente riesce a farsi eccitare dall’universo.


Risulta infatti scarsamente influenzabile, portato a presumere che il pensiero provenga dall’esterno, confondendo eccitamento, cioè spinta, con fonte, per riprendere lo schema pulsionale freudiano classico.


Viceversa il pensiero sano, in quanto mobilitato dall’eccitamento del guardarsi in giro, si accaparra di ogni realtà con profitto successivo, procurato dal lavoro appunto del pensiero in atto. Osserviamo che per un verso il bimbo non è narcisista, ma realista: va dove gli interessa andare, dove gli piace, là dove è eccitato, tenendo ben in conto che quest’ultima affermazione non appartiene al narcisismo primario, ma la narcisismo secondario.


Laddove non c’è mobilità possiamo parlare di narcisismo, o demenza precoce o schizofrenia.
L’uomo diventa fermo nel pensiero e fa tutte le cose secondo aspettativa, sistemandosi in uno schema rutinario astratto che è rappresentativo del narcisismo per eccellenza, dove il nulla la fa da padrone in una ricerca con scarsa meta tra domanda ed offerta.


Nel narcisismo non c’è partnership, ma il governo del “devi”. L’Altro è l’incarnazione ideale del proprio Io, elevato alla dignità di icona dell’Altro, proiezione del doppio speculare del corpo, dove di fatto l’altro non c’è mai, perché modellato a schema precostituito dal/nel sociale.


Nel narcisismo è la la volontà che governa il piacere: in evidenza c’è il rifiuto del desiderio, il diniego dell’eccitazione in cambio del modello. È una perdita che non può e non vuole essere riconosciuta nella determinazione precisa a governare il potere attraverso la volontà, imbrigliate entrambe nell’eccessivo dominio del corpo.


Freud nello scritto “Introduzione del narcisismo”, di solito erroneamente tradotto “Introduzione al narcisismo”, ha anche inteso sottolineare la forma di malattia infettiva: come di un paese infettato.


La spiegazione della visione oggettiva del sé si trova nell’avversione al legame giuridico per eccellenza, nella negazione del diritto soggettivo per antonomasia proprio perché è ignorato e non riconosciuto il principio dell’appuntamento, essendo l’espressione di un individuo senza diritto, senza l’idea del diritto personale, così facendo -del secondo diritto costituzionale- una drammatica confusione a seconda del gravare della propria specifica patologia nel non poter riconoscere il pensiero dell’altro.


Potremmo anche parlare del deserto di Narciso.