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Le abitudini motorie del bambino


LE ABITUDINI MOTORIE DEL BAMBINO:UN CORRETTO SVILUPPO PSICO-FISICO




Cuccioli di uomo


La riduzione del numero di figli, la scomparsa delle famiglie allargate e del sistema di sorveglianza rappresentato dalla comunità hanno cambiato completamente le modalità di educazione dei figli e soprattutto l’addestramento motorio.


Il minor numero di figli per famiglia ha concentrato su di essi un eccesso di attenzione da parte dei genitori. L’assenza di altri bambini impedisce al figlio unico di avere un compagno di giochi: al tempo delle famiglie numerose, invece, i figli più grandi sorvegliavano i più piccoli e i più piccoli imparavano a imitare i più grandi.


Osservare gli animali potrebbe aiutarci a recuperare modalità di gestione ed educazione dei figli più semplici ed efficaci. Impariamo, ad esempio, dai leoni e dagli altri felini, guardando come stimolano le capacità motorie dei loro cuccioli (giochi, sgambetti, simulazione di lotta, esplorazione del territorio ecc.).



Talis pater (et mater) talis filius


Possiamo avere la conferma di quanto siano importanti i meccanismi imitativi ad esempio in senso negativo. Quando i comportamenti motori della famiglia non sono indotti da esigenze di sopravvivenza, le abitudini motorie dei figli saranno molto spesso la copia di quelle dei genitori e quindi una famiglia ipocinetica tenderà ad avere figli più facilmente ipocinetici.



Il sistema delle corti


Il progressivo aumento di unità abitative indipendenti, sia nelle città sia nei paesi, ha eliminato quel sistema di vita comune all’aria aperta, in movimento e in un ambiente sicuro rappresentato dalle corti. Gli anziani hanno cambiato ruolo: da saggi e ricchezza della comunità diventano i guardiani dei figli. Anche un tempo potevano avere un ruolo di sorveglianza, ma era un’azione a distanza su gruppi di bambini che si autogestivano e che, quindi, si relazionavano tra coetanei e avevano come modello motorio i più grandi e i più efficienti. Oggi, invece, il modello motorio del bambino sono spesso i nonni, che inconsapevolmente tendono a limitare le esperienze di movimento del nipote. Questa azione limitante è comprensibile, se si considera che con l’avanzare dell’età ci si sente progressivamente meno adeguati a gestire cambiamenti improvvisi o imprevisti della situazione e si tende, quindi, a privilegiare situazioni più statiche, perché più facilmente controllabili. Circoscrivere il raggio d’azine del bambino, favorendo attività più sedentarie, consente ai nonni di sentirsi più adeguati nel proteggere il nipote dai pericoli del traffico o da incontri con sconosciuti o semplicemente dal rischio di ferirsi.



La sicurezza del branco


Se osserviamo le modalità di osservanza dei bambini in un mercato di una cittadina del Chapas (Messico) o di Marrakesh (Marocco) o di Zanzibar (Tanzania) vediamo che un bambino può muoversi in uno spazio molto più ampio, perché tutti (il branco) partecipano alla sicurezza del cucciolo (come tutto il branco di leonesse partecipa a garantire la sicurezza dei cuccioli di leone). Il problema della sicurezza del cucciolo di uomo non è solo dei genitori, ma è del branco. Occhi vigili e discreti controllano che il bimbo non corra pericoli e non esca dal territorio controllato (che può essere anche molto vasto).



Iperprotezione


Il minor numero di figli presenti nelle famiglie occidentali tende probabilmente a essere uno dei motivi per cui su di loro si concentra un eccesso di attenzioni e ansie da parte di genitori e familiari.


Se gran parte di queste preoccupazioni è giustificata dai pericoli reali che ci circondano, vi sono, però, alcuni atteggiamenti iperprotettivi che sono la proiezione dell’inadeguatezza motoria dell’adulto. Un genitore che si senta insicuro nel correre in discesa lungo un pendio, tenderà a proiettare sul figlio i suoi bassi livelli di efficienza motoria e a dissuadere il bambino dallo sperimentare quella situazione motoria. Ma la qualità e sicurezza di movimento che avrà da adulto dipende proprio dal numero e dalla varietà di queste esperienze, fatte nelle età più sensibile e in particolare prima che inizi lo sviluppo puberale. Sforziamoci allora di evitare alcune classiche frasi rivolte ai nostri figli.





Non sudare


Dobbiamo essere contenti quando tornano tutti sudati: non dobbiamo essere preoccupati che fatichino troppo, anche quando giocano per ore, perché quando sono stanchi smettono da soli: è un meccanismo di protezione che scatta automaticamente. Diversa è la situazione, se chi guida il gruppo è un adulto: ma anche in questo caso la preoccupazione deve essere minima, perché di solito l’attività di allenamento organizzata ha una durata nettamente inferiore a quella che sarebbe una libera attività di gioco.



Stai attento a non cadere


Noi genitori dobbiamo preoccuparci della macrosicurezza dei nostri figli, accettando che possano farsi qualche livido, abrasione o ferita: perché non esiste maturazione motoria senza prove ed errori, fallimenti e successi. Cerchiamo allora di valutare il rischio in base alle loro (e non alle nostre) capacità motorie e all’entità del possibile danno fisico. Un piccolo danno è sempre accettabile.



Attività spontanea e catena imitativa


(suggerimenti per assessori all’urbanistica, allo sport e…genitori)


Creiamo e chiediamo aree protette non solo per i cani, ma anche per i bambini, con livelli di qualità e sicurezza per lo meno pari a quelle dedicate agli amici a quattro zampe, con attrezzature poco costose, cercando di progettare un ambiente all’aria aperta stimolante, che favorisca la sperimentazione spontanea di nuove situazioni motorie e che induca i bambini a giocare insieme, allontanandosi sufficientemente dal genitore che li accompagna.


Ancor meglio sarebbe se fosse possibile avere un operatore qualificato nel campo dell’educazione motoria per un controllo a distanza ed eventualmente per suggerire in modo discreto nuovi giochi o nuove esperienze che i bambini conducano poi in autonomia.


I bambini più grandi che fanno cose più difficili indurrebbero certamente nei più piccoli il tentativo di imitarli.


Si innesca così la catena imitativa come in tutte le specie animali: i cuccioli imitano i più grandi. Ma il cucciolo dell’uomo occidentale molto spesso non ha nulla da imitare per salire nella catena evolutiva di efficienza del movimento. Anzi spesso è circondato da esempi negativi.


…….


Dobbiamo ricostruire la catena imitativa. Osservare la gente in televisione o dal vivo non è sufficiente perché i gesti che vengono osservati sono già quelli troppo complessi della competizione e inoltre l’effetto imitativo funziona solo quando può essere sperimentato in parallelo: osservo,provo,riosservo e riprovo.



Evoluzione o involuzione dei giochi nei parchi pubblici?


Si assiste di anno in anno a la progressiva sostituzione dei giochi per bambini nei parchi pubblici con giochi a sempre più basso livello di difficoltà: scivoli e altalene più bassi, altalene oscillanti con le molle che rendono pressoché insignificante l’azione dei bambini e così via. Il livello motorio della popolazione regredisce e allora la soluzione è quella di contribuire ad abbassarlo ancora di più. Ritengo che questa scelta sia legata al “gioco” delle responsabilità. Se un bambino cade da uno scivolo la colpa potrebbe essere attribuita agli amministratori che hanno effettuato la scelta e alla ditta che li ha prodotti. Scegliendo di ridurne le difficoltà, i potenziali soggetti responsabili possono dimostrare di aver ridotto i rischi …….


È un gioco di responsabilità e di business o quantomeno di non conoscenza del problema motorio. Che fine hanno fatto i giochi come bandiera, fulmine, nascondino, la settimana, palla prigioniera?



(estratto dal libro “Ghepardi da salotto” ed. ANANKE scritto dal prof. Dario Riva,medico specialista in Pediatria e in Medicina dello Sport).