L’enigmatico incontro con l’altro ai tempi dell’adolescenza
Sfogliando fra gli scritti di Sigmund Freud e di Jacques Lacan è possibile notare come entrambi si soffermino sul fatto che non sia possibile fare a meno dell’altro e che il soggetto dipenda strutturalmente dall’altro .
La clinica però ci mostra quotidianamente come stare in relazione con l’altro non sia cosa così semplice . Serve impegno e sacrificio, serve la compresenza di due soggetti autonomi e separati, e, anche quando queste condizioni venissero soddisfatte, la relazione d’amore o di amicizia potrebbe ugualmente non funzionare.
Nel rapporto e nell’incontro con l’altro vi è sempre un’incognita legata strutturalmente alla soggettività dell’altro, al fatto che la persona che si trova dinnanzi a noi è profondamente diversa da noi, è altro da noi, e quindi è probabile che risponda diversamente da quelle che sono le nostre aspettative. Questo avviene semplicemente perché siamo persone diverse. Nonostante questa consapevolezza l’incontro con l’altro può creare una certa dose d’inquietudine.
L’adolescenza è anche il tempo dell’amore , del primo grande amore , è il tempo dell’incontro con l’altro sesso e ciò comporta di dover necessariamente fare i conti con qualcosa che potrebbe essere vissuto come rischioso; comporta un lavoro di elaborazione del lutto che implica l’abbandono degli oggetti d’amore rassicuranti e garantiti dell’infanzia: la separazione dall’amore infantile.
L’incontro con l’amore è anche, sempre più spesso, l’incontro con il rapporto sessuale e, per quanto i ragazzi e le ragazze possano fare gli “spavaldi” e i “grandi esperti” non sanno cosa sia realmente e, a guardar bene, tanti di loro ne sono anche spaventati . Questo è dovuto al fatto che la prima volta è simbolicamente quell’atto che segna profondamente e senza ritorno il non essere più bambini.
Questo primo incontro può avere un esito magico e felice , ma, in altri casi, può essere vissuto come un fallimento e, in concomitanza con altri fattori di rischio già presenti, può diventare quella “goccia che fa traboccare il vaso”.
Purtroppo non è infrequente notare, ad esempio, nelle persone che soffrono di qualche forma di dipendenza (l’anoressia, più sul versante femminile, e la tossicomania, più sul versante maschile), come i primi esordi sintomatologici siano correlati a questo momento di difficoltà nell’incontro con l’altro.