Anoressia, bulimia e obesità: breve introduzione ai più diffusi disturbi alimentari
I disturbi alimentari sono malattie dell’amore .
Anoressia e bulimia non sono disturbi dell’appetito anche se il primo deriva dal greco anorexía (senza appetito) e il secondo da bous, bue elimos (fame da bue, enorme, smisurata).
Anoressia nervosa
La persona anoressica è un soggetto disperatamente affamato , ma non soltanto di cibo. Essenzialmente, ha fame d’amore , d’affetto , di relazioni .
Controlla tenacemente la fame del corpo dal momento che la sua autostima dipende esclusivamente dalla magrezza e questa attività di controllo occupa la sua mente per l’intera giornata, condizionando significativamente la sua vita (lavorativa e relazionale).
Ha fame di tutto e per questo rifiuta tutto nell’illusione di un’autonomia dal bisogno e dal desiderio.
Generalmente il sintomo esordisce con una dieta in vista dell’estate o con l’inseguimento di un ideale che, in quanto ideale, non è possibile raggiungere. Questo comporta, di conseguenza, una dieta infinita e l’ incontro con uno specchio che non restituisce mai l’immagine del corpo ideale . Questo fenomeno per il quale il soggetto si vede nello specchio sempre grasso, pur essendo evidentemente sottopeso, prende il nome di dispercezione dell’immagine corporea.
La spinta verso la magrezza estrema è legata ad una mancata accettazione di sé e all’ incapacità di fare i conti con le proprie emozioni . La persona anoressica ritiene infatti che con un corpo magro la sua vita migliorerà, che solo essendo magra potrà essere accettata e stare in relazione con l’altro. Da non trascurare il fatto che “essere anoressica”, poter dire “io sono un’anoressica”, restituisce al soggetto un’identità e quindi il sintomo funziona da stampella identitaria.
Il digiuno e le pratiche osservate per il dimagrimento possono compromettere seriamente le funzioni vitali e, nei casi più gravi, possono portare il soggetto alla morte.
Bulimia nervosa
La persona bulimica è un soggetto dipendente dal cibo che tenta di placare la sua fame senza fine – e quindi perennemente insoddisfatta – mediante l’ingestione vorace di enormi quantità di cibo (anche crudo e surgelato), che vomita subito dopo, anche più volte al giorno.
Se nell’anoressia la variazione ponderale è manifesta, la bulimia, da questo punto di vista è più subdola in quanto il soggetto è, tendenzialmente, normopeso o leggermente sovrappeso o sottopeso e ciò fa sì che il sintomo riesca ad essere tenuto nascosto per molto tempo (anche a familiari e amici) e vissuto in totale solitudine per il senso di vergogna e di colpa.
Il tratto che entrambi questi disturbi hanno in comune è l’ influenza che le forme e il peso corporeo hanno sull’autostima del soggetto e il pensiero che costantemente viene rivolto al cibo .
Se nell’ anoressia incontriamo il rifiuto di “tutto e tutti” , nella bulimia incontriamo l’ ingurgitamento di “tutto e tutti” .
Nella bulimia, come nella anoressia, al centro della vita del soggetto c’è il controllo del peso corporeo e la ricerca di un ideale di magrezza. La differenza consiste nel fatto che, in questo caso, il controllo viene meno e si manifesta una crisi bulimica come un fenomeno dirompente e non contrastabile. Il soggetto, pur percependo il proprio comportamento come atipico, non riesce a sottrarsi da ciò, dal momento che questo comportamento è proprio ciò che gli permette di far fronte a forti emozioni e a vissuti di vuoto profondo e di perdita .
L’assunzione esagerata di cibo e la costante induzione del vomito – pratica molto dolorosa e, a lungo andare, estenuante – che ne segue possono compromettere seriamente le funzioni vitali e, nei casi più gravi, possono portare il soggetto alla morte.
Obesità psicogena
L’obesità psicogena – non l’obesità dovuta a disfunzioni metaboliche – si fonda su importanti fattori psicologici che evidenziano un enorme livello di sofferenza e, non a caso, è una patologia che si sta rapidamente diffondendo nelle società a capitalismo avanzato.
Sia nella bulimia, sia nell’obesità ci troviamo di fronte ad un soggetto dipendente dal cibo , ma, se nel primo caso, lo stesso si adopera con condotte evacuatorie per disfarsi di quanto ingerito, nel secondo caso ciò non avviene. Pertanto questi soggetti sono sovrappeso o obesi o grandi obesi.
Il corpo viene dimenticato dal soggetto e l’adipe viene generalmente vissuto come una barriera che lo protegge dalle sue emozioni e dall’incontro con l’altro dove il cibo sembra essere l’unica compensazione ad una modalità relazionale disfunzionale nella quale la persona obesa, per poter essere accettata e non entrare in conflitto con l’altro, cerca di conformarsi a tutte le richieste derivanti dall’altro, senza interrogarsi su ciò che realmente desidera.
L’assunzione esagerata di cibo e il significativo aumento ponderale possono compromettere seriamente la qualità di vita del soggetto e, nei casi più gravi, possono portare all’invalidità.
Nella società contemporanea sono in significativo aumento i casi di obesità nei bambini e negli adolescenti.
I disturbi del comportamento alimentare sono molto articolati e complessi , insorgono in modo silenzioso e, dal momento che coloro che ne soffrono , nella maggior parte dei casi, non riconoscono questo disturbo come un problema e si rifiutano di chiedere aiuto, allontanando da sé tutti coloro i quali (familiari e amici compresi) cercano di farlo al posto loro, tendono a cronicizzare.
Nei disturbi del comportamento alimentare il soggetto utilizza il corpo quale strumento attraverso il quale esprimere la sua sofferenza più profonda, una sofferenza che a parole non riesce a esplicitare. Il soggetto cerca così di inviare, mediante il corpo, un appello, un messaggio che l’altro dovrà decifrare . Il sintomo è la risposta ad un profondo disagio interno.
Visto l’importante coinvolgimento del corpo in questi disturbi e le implicazioni nella vita quotidiana, legate al momento dei pasti, è fondamentale un lavoro integrato non solamente fra i sanitari (psicologo, medico di base, nutrizionista…), ma anche con i familiari e gli amici di coloro i quali soffrono di queste patologie.