I biopolimeri e le plastiche additivate :Il caso dell’additivo ECM MasterBatch Pellets
Esistono sufficienti studi e prove per affermare che accanto ai biopolimeri derivanti principalmente da amido di mais, riso, cereali, legumi e zuccheri vari stanno venendo alla luce nuovi e interessanti prodotti plastici risultanti da materie prime di derivazione petrolifera con l’aggiunta di additivi.
La degradabilità e la biodegradabilità delle plastiche è diventato l’argomento primario percompetere a livello mondiale nel settore; l’incessante aumento delle applicazioni di questo versatile e flessibile prodotto fa prevedere entro il 2050 un consumo medio procapite pari a 50 kg/anno di plastica. Se la plastica rimanesse Tal Quale saremmo sommersi da questo tipo di rifiuto per centinaia di anni se non migliaia di anni; l’impatto ambientale, estetico ed ecologico risulterebbe devastante. E’ indispensabile quindi arrivare ad utilizzare esclusivamente “plastica biodegradabile” ovvero che sia in grado, in tempi accettabili, di trasformarsi per gran parte in anidride carbonica e acqua quando a contatto con biomasse casuali ( es. terreno ) o allestite in impianti appositi (compostaggio, digestione anaerobica, impianti di depurazione ). La ricerca scientifica ha cercato di dare risposte concrete con la creazione dei biopolimeri biodegradabili utilizzando prodotti di base rinnovabili come amidi, zuccheri e proteine di derivazione vegetale e sperimentando l’utilizzo di additivi in grado di trasformare profondamente la molecola di derivazione olefinica quando messa in contatto con consorzi di microrganismi ( biomasse ) attivi.
La principale differenza tra le due “plastiche” è rappresentata dai tempi di “biodegradazione”:
- la maggioranza dei biopolimeri riesce a degradarsi in 6-9 mesi
- la maggioranza delle plastiche additivate riesce a degradarsi in 12-36 mesi
Alla luce dei lunghissimi tempi di degradazione indicati nella tab. 1 riteniamo che la differenzatemporale di degradazione tra i due generi di prodotti sia insignificante. La ricerca è sostanzialmente riuscita a mettere le basi per la risoluzione di un problema planetario. Tuttavia l’utilizzo esclusivo delle plastiche derivate da amido e zuccheri inizia a porre seri problemi di “sottrazione di risorse alimentari” a larghe fasce della popolazione mondiale. La “chiusura perfetta del cerchio” si avrebbe con l’utilizzo di risorse rinnovabili attualmente scartate dalla produzione come paglia, stocchi di mais, lignina, cellulosa fresca ( erba ) e scarti di barbabietole ; in questo modo la parte nobile ( l’amido di mais o dei cereali, lo zucchero di canna e barbabietola, etc) della pianta rimarrebbe disponibile per l’alimentazione senza provocare gravi squilibri alimentari a livello mondiale.
In attesa che la ricerca riesca in questa difficile impresa sarebbe opportuno l’utilizzo generalizzatodegli additivi ed in particolar modo quelli più efficaci e ecologicamente compatibili capaci ditrasformare la molecola olefinica in sostanza organica biodegradabile senza l’ausilio di catalizzatorimetallici o di sostanze tossiche in genere.
Per portare a compimento questa strategia non rimane che adattare la legislazione vigente ( sia USA che Europa ) al reale “stato dell’arte” che indica la possibilità di biodegradare completamente la plastica in un tempo massimo di 12-36 mesi che rappresenta comunque meno di un centesimo del tempo di degradazione previsto per le plastiche di derivazione esclusivamente olefinica. L’ ECM MasterBatch Pellets, che attualmente rappresenta la punta avanzata della ricerca applicata sugli addittivi con risultati di affidabilità, costo, maneggevolezza e biodegradabilità ottimali ( vedi allegati n° 1, 2, 3 e 4 disponibili ), non riuscirebbe a superare il test di biodegradabilità in compostaggio ( EN 13432 ) che fissa rigidamente il 90% di biodegradabilità a 6 mesi la sua soglia di accettazione.
Riteniamo anacronistica questa norma e tutta la normativa orientata a considerare 6 mesi come il tempo massimo per considerare biodegradabile una sostanza; la normativa, come recita del resto il comma 6 dell’art. 8, deve essere continuamente aggiornata in funzione del progresso scientifico e, soprattutto, nel rispetto della Natura la quale prende i suoi tempi senza rispettare o attendere normative che spesso, quando si tratta di biologia applicata, si rivelano solo indicazioni di massima.
Attualmente la norma fondamentale da rispettare è la Direttiva Europea CE 94/62, di cui la EN 13432 dà soltanto una presunzione di conformità prevedendo, correttamente, anche altre metodiche che sono in essere o che verranno approvate. In base a tale direttiva la plastica additivata con ECM MasterBatch Pellets risulta in piena regola con la Comunità Europea ma si dovrebbe lavorare per attivare anche una nuova metodica ASTM o EN che preveda tempi di biodegradabilità più consoni ai tempi della Natura e comunque ragionevolmente ottimale rispetto alla non-biodegradabilità dimostrata dalle plastiche esclusivamente olefiniche.
Fonte:
Paolo Broglio, Biologo ambientale M.Sc., Ph D, EuroProBiol , "I biopolimeri e le plastiche additivate : biodegradabilità, degradabilità e compostabilità. Concetti di base, confronti e legislazione. Il caso dell’additivo ECM MasterBatch Pellets" , LA RIVOLUZIONE PLASTICA, Come lo sviluppo tecnologico delle materie plastiche ha migliorato la qualità della vita, 23 OTTOBRE 2008, Centro Congressi Milanofiori - Assago (MI)
leggi tutto l'articolo : CONGRESSO DELLE MATERIE PLASTICHE
BIODEGRADABILITA , DEGRADABILITA e COMPOSTABILITA' : un osservazione
Un cosa da valutare tuttavia oltre alla degradabilita o alla biodegradabilita è la compostabilità del prodotto, ovvero la capacità e la possibilità di essre utlizzato nei centri che producono compost. Questo è molto importante dato che shopper o sacchi per la raccolta della frazione organica hanno alla fine questo scopo, ovvero nascono per questo fine vita se no non avrebbe senso il loro maggior costo. Quanto si parla di biodegradabilita pertanto non bisogna mai scinderla dalla compostabilità Mentre la degradabilità non nsace per sposarsi con la compostabilità ovvereo la capacità di un rifiuto di essere utuilizzato nei siti dove viene prodotto compst dato che sembra non garantirne l'utilizzo in questo senso.