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“MAMMA…CHE MAL DI PANCIA!” ANCHE I BAMBINI SOFFRONO LO STRESS

a cura della dott.ssa Viviana d’Orio

Il termine stress è diventato ampiamente diffuso nel linguaggio quotidiano e tutti noi, almeno una volta nella vita, ne abbiamo fatto uso per riferirci a persone (capo-ufficio, suocera, genitori) o situazioni (lavoro, famiglia, amici) che ci inducono, in un determinato momento della nostra vita, sensazioni di “pesantezza”, intollerabilità, irritabilità. In effetti, lo stress si manifesta quando la persona percepisce uno squilibrio tra le richieste avanzate nei suoi confronti dall’ambiente esterno e le risorse a sua disposizione per far fronte a tali richieste. Alcune persone riescono ad affrontare meglio di altre le pressioni provenienti dall’esterno; determinante, a tal fine, è la valutazione soggettiva che ciascun individuo è in grado di fare della situazione che sta vivendo. Ne deriva, pertanto, che è difficile, o addirittura impossibile, stilare una lista completa che comprenda un numero preciso di circostanze in grado di provocare reazioni di stress; né tanto meno è possibile stabilire a priori dalla sola situazione oggettiva il grado di stress che essa è in grado di provocare.

Uno stress di breve durata, per esempio rispettare una scadenza, di norma non rappresenta un problema; anzi, può aiutare le persone a utilizzare al meglio le proprie capacità. Lo stress diventa un rischio per la salute quando è prolungato nel tempo arrivando ad alterare il modo in cui la persona si sente, pensa e si comporta.

Anche il bambino, come l’adulto, deve far fronte ad una serie di richieste e compiti avanzati dal mondo esterno. Quando si parla di stress nell’infanzia si fa riferimento a qualsiasi situazione che implichi richieste insolite al bambino, l’adattamento a qualche importante cambiamento oppure sforzi prolungati sul piano fisico e mentale. La separazione dei genitori, la nascita di un fratellino o di una sorellina, il trasferimento in un’altra città, l’ingresso in famiglia di un altro adulto, un litigio con l’amico preferito, l’inizio di un’attività lavorativa da parte della madre o la perdita del lavoro di uno dei genitori sono solo alcune delle “sfide” in cui il bambino può incontrare delle difficoltà.

La vita di tutti i giorni può essere fonte di preoccupazione anche per i più piccoli. A partire dai primi anni di vita, l’ingresso nella scuola dell’infanzia li costringe ad un distacco forzato, seppur momentaneo, dalle proprie figure di riferimento. Ed ecco che molti piccoli manifestano il loro disagio con il pianto, le urla o aggrappandosi il più possibile alla madre. C’è poi l’ingresso alla scuola elementare e alla scuola media: la tensione per il voto, la competizione con i compagni, la preoccupazione per le interrogazioni…possono diventare fonte di stress soprattutto se i genitori mostrano di tenerci particolarmente ai risultati scolastici che il bambino porta a casa. Ancor più problematica è quella situazione in cui causa di malessere per il bambino è la famiglia. E’ erroneo pensare che le liti tra genitori riguardino solo i diretti interessati; talvolta le discussioni colpiscono più i figli che i coniugi stessi a causa delle differenti risorse di cui adulti e bambini dispongono per affrontare ed elaborare situazioni conflittuali o difficili da gestire.

Non dobbiamo aspettarci che il bambino manifesti il suo disagio semplicemente raccontandocelo o descrivendoci le cause che, il più delle volte, rimangono celate al bambino stesso e alla sua famiglia. Esistono canali differenti attraverso cui i più piccoli comunicano una sofferenza:

- alterazioni comportamentali (mutismo, comportamenti aggressivi e/o oppositivi, difficoltà a rispettare le regole, iperattività);

- disturbi psicosomatici ed alterazioni fisiologiche (emicranie, mal di pancia ricorrenti, vomito in assenza di cause organiche);

- flessione del rendimento scolastico e/o difficoltà linguistiche (balbuzie);

- alterazioni del controllo sfinterico (enuresi, encopresi);

- disturbi alimentari e della nutrizione;

- problemi nel sonno e/o nell’addormentamento;

- problemi di relazioni con gli adulti e/o con coetanei.

E’ bene precisare che non sempre i problemi psicologici dei bambini e dei ragazzi rientrano in un quadro francamente psicopatologico e che in alcuni casi le difficoltà si risolvono naturalmente e spontaneamente. Altre volte, invece, possono mantenersi o aggravarsi. Occorre, quindi, non trascurare il malessere psicologico contando sul fatto che “passerà con la crescita”. Imparare a riconoscere ed accogliere i primi segnali di disagio da parte di genitori ed insegnanti è fondamentale per far fronte tempestivamente al problema. Trovare il significato di sintomi, reazioni emotive ed atteggiamenti problematici all’interno del processo evolutivo darà la possibilità di non rinforzare tali comportamenti disadattavi ma, piuttosto, di migliorare le risposte del bambino per renderle adeguate e funzionali al superamento della crisi in atto.

Brevi periodi di stress moderato, prevedibile, non sono affatto negativi, anzi preparano i bambini a gestire le inevitabili frustrazioni e stress della vita adulta. Diverso invece è quando il bambino è sottoposto a stress gravi e ripetuti nel tempo, quali situazioni di maltrattamento e trascuratezza, abuso sessuale o fisico.

Per una crescita adeguata che contempli un giusta dose di frustrazioni e di gratificazioni, i bambini hanno bisogno di affetto e cure all’interno di una relazione “sicura” con almeno un genitore. In breve, in una relazione d’attaccamento sicura il bambino, facendo esperienza di risposte coerenti e prevedibili da parte del genitore, è in grado di connettere le informazioni sensoriali relative ai contesti di pericolo o di sicurezza con le proprie sensazioni di ansia o di benessere e quindi di organizzare sia affettivamente che cognitivamente le informazioni apprese.

Bibliografia

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- Lambruschi R., Psicoterapia dell’età evolutiva . Procedure di assessment e strategie psicoterapeutiche . Bollati Boringhieri, 2009.

- Newcombe N., Lo sviluppo del bambino e la personalità . Zanichelli, 2000

- Ianes D., Cramerotti S., Il piano educativo individualizzato. Progetto di vita . Edizioni Erickson, 2009