Tratti generali sul fenomeno del Bullismo.
Quante volte vi è capitato di leggere sulla cronaca o sentire in TV alcune vicende di bullismo? Vi siete mai chiesti che cosa sia veramente tale fenomeno? Avendo mille sfaccettature, alcune conosciute altre per niente, anche dalle persone che hanno a che fare quotidianamente con bambini o adolescenti, per questa uscita mi concentrerò nell’esplicare le sue caratteristiche di riconoscibilità .
Il Bullismo traduce il termine inglese “bullying” e indica quell’insieme di comportamenti in cui qualcuno ripetutamente fa o dice cose per avere potere su un’altra persona o dominarla.
In tale processo dinamico i persecutori e le vittime sono coinvolti in ugual misura. Il fenomeno tende a crescere con l’aumentare dell’età e pare, dalle ultime ricerche fatte, che le femmine risultino coinvolte tanto quanto i maschi; i giovani che opprimono e quelli che subiscono sono, però, a mio parere, il frutto leggittimato di una società che tollera la sopraffazione, in parte per cecità, in parte per non conoscenza ed indifferenza e la situazione tende ad aggravarsi.
Sono correlati, inoltre, il clima familiare e gli stili educativi dei genitori: uno stile educativo con scarso coinvolgimento emotivo e permissivo, predispone ad un rapporto alterato con il mondo esterno; violenza e sopraffazione creano maggiori probabilità di interiorizzare comportamenti disadattivi. Il bullismo si pensa sia solo violenza fisica, invece il bullo agisce anche sotto forma di violenza verbale e psicologica. Quest’ultima difficilmente rilevabile, quando c’è isolamento sociale e intenzionale, per escludere la vittima dal gruppo attraverso pettegolezzi o storie offensive. Prendo in prestito un esempio dell’etologia. Avete presente un documentario sulle tecniche di caccia dei leoni? I predatori non si avventano sulla mandria di gazzelle. Piuttosto cercano di individuare la preda più debole, indifesa ed isolata. Quindi la aggrediscono e non le lasciano scampo. I bulli agiscono nella stessa maniera. Scelgono cioè come vittima i bambini più timidi e privi di amici; una volta individuati, cominciano a tormentarli senza sosta. Il bullo è come se non riuscisse a leggere nella sua vittima la sofferenza, sottovalutando il male agito, proprio come accade ai criminali.
Sembra che una volta stabiliti i ruoli non si riesca più ad uscirne perdendo la propria identità. Quando si verifica un episodio di bullismo, non bisogna limitarsi a bloccare e punire l’aggressore. Piuttosto, si dovrebbe trasmettere alla vittima quelle abilità che le permetteranno di difendersi in futuro da fenomeni simili. In questo modo si potrà evitare di consegnare ai bulli le vittime “designate”. L’obiettivo è allora quello di riuscire ad individuare precocemente tutti quei segnali che possono precedere l’atto di bullismo vero e proprio. In questo sforzo, genitori ed insegnanti, a mio parere, giocano un ruolo di primo piano.
dott.ssa Elisabetta Bisanti